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editoriale.gifTutti gli anni, da che mondo è mondo, arrivano sulle ali della speranza di essere migliori di quelli che li hanno preceduti.
A questo augurio siamo tutti fortemente interessati: singoli cittadini, famiglie, imprese, comunità, territori. Per delinearne il connotato concreto, tuttavia, pensiamo di aggiungere qualche esplicazione:
1. una scuola migliore, per meglio preparare alla vita i nostri ragazzi ed i nostri giovani;

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sommario_n1_2a.gif2. una Università meno fabbrica di disoccupati-intellettuali, più aperta all’interazione col territorio ed il suo sviluppo e, dunque, più capace di programmare la dispensa del sapere in sintonia con i bisogni dell’impresa e della società;
3. un servizio sanitario-sociale centrato sul malato e sui “nuovi poveri”, finalmente affrancato dai “viaggi della speranza”, dagli sprechi, dalla incuria, dall’abbandono; finalmente toccato dall’efficienza, dalla professionalità e perché no! dalla eccellenza;
4. una qualità della vita supportata da reti efficienti di servizi elementari per la migliore organizzazione del territorio (ciclo delle acque – raccolta e smaltimento dei rifiuti – inquinamento atmosferico delle aree urbane – strade) ed un efficiente supporto alle persone, alle famiglie, alle imprese (mobilità – casa – comunicazioni – credito – aree artigianali ed industriali attrezzate);
5. una capacità vera di innescare finalmente il circuito virtuoso dello sviluppo economico, che significa capacità di produrre nuova ricchezza e con essa, nuove e produttive opportunità di lavoro per i nostri giovani; valorizzando il fattore risorse  umane e promuovendo lo sviluppo sostenibile locale assieme al corretto utilizzo delle risorse del nostro territorio;
6. una voglia concreta di combattere e battere la “‘ndrangheta” la cui violenza si è rivelata ancora una volta devastante nel corso dell’intero anno 2007, sia quando essa ha infierito contro inermi cittadini, amministratori pubblici e imprese, sia quando ha alimentato in maniera clamorosa, anche all’estero, il rituale devastante per l’immagine della Calabria, della “guerra per bande”.

Queste ed altre possibili esplicazioni danno il senso della nostra speranza per il 2008, oltre a denunciare i “tradimenti”  patiti dai cittadini calabresi negli anni precedenti. Ma quello che dobbiamo avere il coraggio di chiedere a gran voce alla politica è di interrompere questo gioco perverso che da un lato registra il tradimento delle speranze e dall’altro le trasferisce al futuro, a causa della mancanza di un progetto.
Questo potrà accadere solo se la politica, ci riferiamo a quella calabrese, si fermerà a considerare quello che essa è e se saprà assumere il ruolo principe regolatore della vita civile e democratica, se troverà il coraggio di abbandonare la strada che ha imboccato e che sta pericolosamente percorrendo, rivolta unicamente ad acquisire privilegi senza ragione, accompagnati da uno spreco di risorse pubbliche senza precedenti e saprà incamminarsi sulla via maestra della coerenza tra il dire ed il fare, tra il pensare ed il progettare, tra il progettare e l’agire politico, connotato, quest’ultimo, da limpida trasparenza, da efficacia misurabile e da verifiche cadenzate e predeterminate.
I cittadini calabresi sono stanchi di assistere ai rituali del copione preconfezionato, che li obbliga ad inseguire un agire quotidiano fatto di azioni rivolte alla tutela del “particolare”, politico o territoriale, che sono la negazione dell’interesse generale, l’esatto contrario del “bene comune”, che è la vera mission della politica.
Il cittadino del terzo millennio vuole sapere, ha il diritto di sapere dove va la Pubblica Amministrazione, interamente finanziata con le tasse che lui paga. Ha il diritto di sapere chi è l’eletto o il chiamato ad amministrarlo, ha il diritto di valutare e giudicare la sua storia ed il suo operato, ha il diritto di sapere quali vizi e quali virtù egli possiede, cosa ha fatto nella vita, quali “tracce” ha lasciato e lascia al suo passaggio, per poter dire, a ragion veduta, come il saggio contadino nel suo colloquio con l’albero “..ti canusciu piraredda chi pira fai….”.
La chiamata a responsabilità, allora, potrà assumere un senso ed avere una giustificazione e non sarà uno specchietto per le allodole, o un “maquillage” di facciata.
Anche se è bene precisare, ancora una volta, che una rondine non fa primavera, che lavorare senza progetto è fuori dal tempo che viviamo. Il progetto non si affida a singoli protagonisti, la sua formulazione e il suo successo si fondano sulla capacità di “fare squadra”, sull’agire politico di qualità, sulla capacità di conoscere la realtà e di prevederne l’evoluzione, rovando ad immaginare cosa e quale sarà il domani dell’Italia in un contesto globalizzato nel quale non ci sarà spazio per i vagoni ma soltanto per i locomotori. Ecco qual’è la scommessa e quale è la sfida che anche la Calabria ha davanti a sé e che dovrà affrontare.
La Regione, perciò, all’inizio dell’anno 2008, deve proporsi questo interrogativo fondante e avere la capacità di dare una risposta politica strutturalmente organizzata. L’inizio d’anno coincide, sotto l’aspetto istituzionale, con la “ripartenza” di metà legislatura. E’ naturale, quindi, che l’attesa di novità sia grande, specie se messa in relazione alla considerazione oggettiva che la prima metà ha lasciato a desiderare e non poco.
La “ripartenza” temporale, tra l’altro, è coincisa con il previsto rinnovo dell’Ufficio di Presidenza organo di direzione ed amministrazione del Consiglio Regionale e con la quarta edizione, fuori programma, della Giunta Regionale – organo di governo della Regione.
Squadra vincente non si cambia, recita un adagio sportivo, e alla stessa maniera, parafrasando, si potrebbe dire che quando interviene un cambio di squadra, è perché la precedente ha dimostrato di perdere colpi. Noi non ci avventuriamo in queste  complesse valutazioni, che, spesso, non hanno nulla di oggettivo, mirate come sono a trovare “capri espiatori”, per nascondere, il più delle volte, evidenti carenze di direzione politica, istituzionali e di parte. Registriamo, soltanto, che alla “partenza” della seconda metà della legislatura sono stati operati assestamenti ritenuti necessari e, come accade ai comuni cittadini, anche noi speriamo che essi si rivelino utili a riprendere con urgenza e nuova lena la produzione legislativa, assolutamente carente, l’azione di governo e l’attività amministrativa, sempre alle prese con gli assetti, mai con i bisogni di efficienza ed efficacia e sapendo che il tempo non è una variabile indipendente.
Il nostro interesse, dunque, come quello dei cittadini, si focalizza più che sugli assetti, funzionali a stabilire chi comanda, sulle politiche e le azioni (funzionali a stabilire un nesso inscindibile tra problemi da risolvere ed obiettivi da conseguire) messe in cantiere per affrontare in Calabria, con la grinta necessaria, le emergenze e l’ordinaria amministrazione, i problemi dell’oggi e quelli della prospettiva, ambedue bisognevoli di azioni incisive, penetranti ed urgenti.
E’ urgente una politica di riforma del sistema delle Autonomie Locali e degli Enti strumentali, cui nessuno si dedica, per  contrastare il proliferare disordinato di livelli istituzionali, per eliminare gli sprechi, mettere ordine nelle competenze, attivare la sussidiarietà orizzontale e verticale, abolire le autoreferenzialità, dare organicità, insomma, ai problemi di governance e generare sinergie all’interno del circuito istituzionale e sociale.
E’ urgente una politica del personale, per fare ripartire la macchina burocratica, demotivata e stanca, inefficiente e costosa, spesso non all’altezza del compito o soffocata ed espropriata dall’ingerenza della politica.
E’ urgente una politica delle attività produttive, che sia di sostegno organizzato e selettivo all’Artigianato, alla Cooperazione ed alle PMI agricole, industriali, commerciali, capaci di utilizzare le risorse del nostro territorio ed in grado di far crescere la produzione di ricchezza e l’occupazione. E’ urgente una politica del lavoro produttivo – non assistenziale/ non precario (se non per il tempo strettamente necessario all’ingresso nel mercato del lavoro). Una politica, dunque, strettamente legata allo sviluppo delle attività produttive e, quindi, aperta nella fase della sua elaborazione alla partecipazione attiva degli attori sociali: impresa e sindacato.
E’ urgente una politica regionale di sostegno del sistema formativo (scuola –università), che possa dare concretezza alla speranza di vincere la scommessa sul futuro, immettendo nella società i nuovi saperi e forti dosi di etica della responsabilità.
E’ urgente una politica della Sanità che abbia come riferimento sistematico la qualità e l’eccellenza dei servizi sanitari, capaci di abbattere, in tempi concreti, il troppo frequente obbligato ricorso ai “viaggi della speranza”, che sono un grave disagio per le famiglie ed un grande disonore per la nostra Regione. Il commissariamento della Sanità calabrese da parte del Governo è l’ultima conseguenza del naufragio totale della politica sanitaria calabrese.
E’ urgente una politica a favore della famiglia e delle giovani coppie che vogliono fondarla, partendo dalla individuazione di interventi mirati a risolvere il “problema casa”.
E’ urgente, infine, una politica sistematica di contrasto alla criminalità organizzata, cui sono chiamate in prima fila le Istituzioni elettive e le forze politiche, con al seguito tutti i cittadini, ricordando che la prima bonifica devono farla i Partiti, che hanno il dovere di espellere dal loro seno ogni situazione di compromesso, ogni ombra di dubbio ed ogni sospettato o sospetto di contiguità o connivenza.
Per l’anno 2008, quindi, aspettiamo proprio questi doni dal sistema istituzionale calabrese, ricordando che le parole, quelle scritte all’inizio di questa legislatura, tuttora in memoria, spesso sono state clamorosamente contraddette dai fatti, i soli, dunque, che da qui in avanti potranno caricarsi della responsabilità “di dire” che qualcosa è cambiata.