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editoriale.gif L’estate è arrivata ed eravamo preoccupati che non era ancora arrivato il “trastullo”: ogni estate ne ha uno.Ma la preoccupazione è ben presto svanita. Da tempo anche noi andiamo manifestando una certa preoccupazione per l’emergenza rifiuti, anche se le nostre riflessioni non sono ancora note. Ma che l’emergenza ci fosse, seppure senza l’allarme rosso campano, lo sanno tutti.
Piuttosto che discutere su “emergenza si o no”, visto che tutti concordano che una emergenza
c’è, il trastullo estivo propone ildilemma di chi deve affrontarla, “accompagnarla” e risolverla: Roma o Catanzaro? Eccolo un altro capitolo del più vasto romanzo del “non governo”.

Siamo alle solite furbizie: quando c’è da affrontare una emergenza (e quando mai non
c’è ?) “meglio che l’affronti tu o lui”. Proprio come quando c’è da costruire un “termovalorizzatore”,
una discarica, un impianto di depurazione, un impianto di generazione energetica.
E’ vero che si tratta di opere importanti per la tutela dell’ambiente, per una migliore
qualità della vita, ma “è sempre meglio che questi impianti li realizziamo a casa d’altri”. Eccolo il non governo, lo scaricabarile, e su questo versante siamo imbattibili,non ci supera nessuno;noi non spendiamo una lira ed i finanziamenti ancorché previsti da programmi nazionali, ritornano indietro e vengono utilizzati altrove.
Che si tratti di un trastullo è dimostrato anche dai tempi del contendere: la gestione Commissariale è già finita o occorre “accompagnare la Calabria” fino al 31 dicembre del 2008?
Un giorno siamo per il “Commissario” ed il giorno successivo siamo per la gestione ordinaria.
Siamo alle discussioni sul nulla. Di fronte ai nostri tempi, che sono sempre “biblici” e viziati dallo “scirocco”, cosa volete che siano 6 mesi? Il nulla. Intanto, però, noi ci balocchiamo ancora per altri sei mesi.Se ci baloccassimo soltanto sui rifiuti poco male. Ma ci balocchiamo su tutto quello che
compete fare a noi, alle Istituzioni regionali della Calabria (lo Stato non c’entra). Ci balocchiamo:
1. sul PSR (Piano Sanitario Regionale) che vale il 70% della spesa prevista in Bilancio. E’
necessario, nel merito, un vero e proprio PSR che strutturi una moderna rete di emergenza, un
diverso equilibrio quali – quantitativo tra settore pubblico e privato, un assetto generale
credibile, efficiente ed equilibrato sul territorio dell’offerta di sanità ai cittadini calabresi,che conquisti una maggiore autonomia alla Sanità calabrese,evitando il pesante e troppo frequente ricorso alla “emigrazione sanitaria”;
2. sull’AFOR, sciolta, in liquidazione,abbandonata prima di essere liquidata, sull’ARSSA (idem come l’AFOR), salvo a nominare e pagare Commissari per far che cosa nessuno lo spiega ai cittadini, mentre si procede tranquillamente al rinnovo degli incarichi;
3. sulla gestione del Personale regionale: abbiamo decentrato alle Province le funzioni e le persone e tanto basta, non importa se invece del “decentramento organizzato”, finalizzato all’efficienza, abbiamo organizzato il caos, né conta sapere se questa operazione ha fatto diminuire la spesa per il personale o l’ha fatta crescere perché contemporaneamente sono fioriti (quante centinaia?) contratti di precariato che già reclamano la stabilizzazione.
Sì, questa è una Regione non governata, nel senso che le azioni di governo messe in campo non mirano ad affrontare i problemi e risolverli, ma, al più tendono a rinviarli nel tempo o ad affidarne la soluzione “ad altri”; in una cornice nella quale non c’è nessuno che si ponga il problema di governarla.
Il non governo, tuttavia, potrebbe anche essere una magra consolazione rispetto al rischio rappresentato dal malgoverno.
Fosse così! La Calabria, purtroppo e dolorosamente, è alla deriva. Se dovessimo passare a disquisire di malgoverno, dovremmo aprire un libro ben più
corposo, composto di pagine dolorose che in tanti hanno scritto e continuano a scrivere e che la stampa locale e qualche volta nazionale pubblicano con dovizia di particolari e dettagliate informazioni.
Non è giunto, dunque, il momento di aprire una riflessione a tutto campo, seria e responsabile, su tutto questo e trarre le doverose conclusioni? Le
basse maree sono sempre più frequenti, occorre veramente attendere ancora il nubifragio o l’uragano? Abbiamo il timore che la situazione, se permarrà
la condizione di non governo,abbia imboccato la strada del precipizio. Con la conseguenza inevitabile e fatale che la Calabria ed i cittadini calabresi
capiranno che non siamo stati in grado, come pure ci eravamo fortemente impegnati a fare, di mettere su “la fabbrica del futuro”, mentre avremo dimostrato,
al più, di essere capaci di impiantare soltanto una piccola officina “sfasciacarrozze”.

 

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