Sig. Presidente del Consiglio Regionale, Signor Presidente della Regione, On. Consiglieri regionali, On. Parlamentari, Autorità, Signore e Signori,

porgo, innanzitutto, con vero piacere, a tutti voi, il mio sentito ringraziamento, unendolo a quello già formulato dagli On. Presidenti del Consiglio e della Regione, per aver voluto onorare con la vostra presenza, in questa che è per noi una solenne circostanza, la cerimonia celebrativa del quarantesimo anniversario della prima riunione del Consiglio regionale della Calabria, che ricorre oggi 13 luglio 2010.

Proprio 40 anni orsono, il 13 luglio del 1970, si insediava, infatti, a Catanzaro,  il primo Consiglio regionale della Calabria, risultato eletto a seguito delle consultazioni elettorali del 6 e 7 Giugno di quell’anno.

E’ mio dovere, anzitutto, parteciparvi le ragioni che hanno ispirato la nostra idea di ricordare questa scadenza istituzionale. Quarant’anni di vita istituzionale racchiudono in sé sicuramente la storia di più generazioni e sono un tempo significativo nella vita della Calabria; è naturale, perciò, che a questo appuntamento l’Associazione che ho il privilegio e l’onore di rappresentare, sia arrivata preparata.

Coloro che hanno avuto in altro tempo responsabilità istituzionali, io stesso tra essi, non vivono più la combattività tipica della “trincea” della vita politica. Ma è presente ed operante in tutti noi la passione civile ed il senso di responsabilità che contraddistinguono i cittadini convinti di avere il diritto dovere di partecipare, in maniera attiva, alla vita culturale, sociale e politica, che si sviluppa sul nostro territorio.

E’ nata da questa considerazione, generata dall’avere in altro tempo avuto responsabilità istituzionali elettive, la stessa idea di dare vita alla nostra Associazione, nel lontano  1988.

Questa manifestazione è stata voluta anche per ricordare, con commozione e sentimento, i 30 colleghi del primo Consiglio  Regionale che ci hanno lasciati:

Saverio Alvaro, Consalvo Aragona, Francesco Bevilacqua, Giuseppe Pedullà, Aldo Ferrara, Giuseppe Fragomeni, Mario Tornatora, Antonio Guarasci, Pasquale Iacopino, Domenico Intrieri, Pasqualino Iozzi, Tommaso Iuliano, Consolato Latella, Serafino Cambareri, Lodovico Ligato, Giorgio Liguori, Antonino Lupoi (primo Presidente della nostra Associazione), Benedetto Mallamaci, Giuseppe Marini, Francesco Martorelli, Giuseppe Nicolò, Giuseppe Oliverio, Fedele Palermo, Vittorio Passafari, Bruno Dominijanni, Vincenzo Peltrone, Pasquale Perugini, Giovanni Scudo, Giuseppe Torchia, Scipione Valentini.

Una particolare menzione mi corre il dovere di fare per due di loro: il primo Presidente della Giunta Regionale Antonio Guarasci ed il collega Giorgio Liguori, che persero la vita nel corso della prima legislatura in incidenti stradali, mentre si trovavano in viaggio per adempiere a doveri istituzionali. (E’ presente tra noi il Presidente della Fondazione Guarasci che saluto con viva cordialità ed i figli del collega Liguori, venuti appositamente da Perugia, essendo tra l’altro Riccardo membro del nostro Ufficio di Presidenza, in rappresentanza dei soci aggregati).

Sono, invece, 16 i colleghi in vita della prima legislatura che vogliamo menzionare:

Mario Casalinuovo, Armando Algieri, Vincenzo Cassadonte, Rosario Chiriano, Luigi Cirillo, Ernesto Corigliano, Angelo Donato, Benito Falvo, Costantino Fittante, Giuseppe Guarascio, Giuseppe Mascaro, Antonio Mundo, Mariano Rende, Tommaso Rossi, Antonio Scaramuzzino, Sergio Scarpino, e sono qui presenti stamattina, 9 di essi ai quali l’on. Presidente del Consiglio a conclusione dei nostri lavori consegnerà, a ricordo di questo incontro, una pergamena a nome del Consiglio Regionale e dell’Associazione fra ex Consiglieri Regionali della Calabria. Li salutiamo con viva cordialità.

La pergamena ricordo verrà recapitata a domicilio ai colleghi Consiglieri della prima legislatura, che non hanno avuto la possibilità di essere oggi con noi, ed ai familiari dei colleghi deceduti.

Sono presenti, invece, i familiari degli on. Intrieri, Latella, Liguori, Mallamaci e Marini.

Un caro ed affettuoso saluto inviamo anche a tutti i Colleghi che in questi 40 anni hanno fatto parte del Consiglio Regionale, molti dei quali hanno aderito e partecipano alla vita della nostra Associazione e, tra essi, a coloro che oggi sono presenti a questa celebrazione.

Un commosso ricordo, da ultimo, a tutti i colleghi che ci hanno lasciati in questi 40 anni. Tra essi il collega Francesco Fortugno, Vice Presidente del Consiglio regionale, assassinato barbaramente dalla criminalità organizzata, mentre era nell’esercizio della sua funzione politica, a cui è stata intestata l’Aula Consiliare e ad Antonio Acri, che un male incurabile ha strappato alla gioia dei suoi cari ed al lavoro istituzionale, cui lui attendeva con grande dignità, quale Presidente della Commissione per la Qualità delle leggi.

Con questo doveroso omaggio a coloro che hanno avuto l’onore di essere Consiglieri regionali, che costituiscono la categoria dei legislatori, eletti dal popolo sovrano col compito di svolgere la funzione legislativa, si conclude il primo dei nostri doveri.

Veniamo ora alle ragioni che hanno ispirato questa iniziativa. L’Associazione, ha voluto celebrare i 40 anni di vita dell’Istituto Regionale, consapevole che nel 2010 si sono concentrati tre avvenimenti importati nella vita del Paese:

• Il 40° anno di vita della Regione;

• Il 150° anniversario dell’Unità d’Italia;

• La scadenza dell’VIII legislatura regionale.

Considerandoli, la nostra riflessione, condotta nel corso di più riunioni degli organi direttivi dell’Associazione, è pervenuta alla decisione, di proporsi la realizzazione di due iniziative:

– una, a carattere celebrativo, in coincidenza con il 40° anniversario della prima riunione del Consiglio Regionale della Calabria, in pratica quella che oggi stiamo realizzando;

–  l’altra come momento di riflessione e dibattito generale che oggi si avvia, una proposta rivolta alla massima istituzione elettiva, perché convochi la classe dirigente calabrese, per interrogarsi, assieme, sulla condizione presente e le prospettive future della Regione; una sorta di mobilitazione generale del sistema istituzionale e sociale, per trarre da un imbarazzo antico e persistente la Calabria, quasi sempre ed in tanti campi, fanalino di coda tra le Regioni Italiane, partendo da una fotografia attuale e completa della nostra condizione, messa in relazione con i più grandi aggregati Mezzogiorno, Italia ed Europa.

Abbiamo pensato, insomma, a 2 appuntamenti diversi ma complementari, che in certo senso corrispondono alla sollecitazione contenuta nel messaggio del Presidente Mario Casalinuovo. Due appuntamenti che potranno essere utili per indicare, favorire e supportare un procedere spedito, consapevole, prima che di ogni altra cosa, delle difficoltà strutturali (prima tra tutte la ancora forte carenza di capitale fisso sociale del nostro territorio), che hanno impedito ed impediscono alla nostra Regione di conoscere il decollo del suo sviluppo civile, sociale ed economico.

Occorre, come è evidente, un cambio di passo generale sul territorio, della politica e dell’intera classe dirigente, scommettendosi nell’impresa di accompagnare i cittadini calabresi verso l’uscita da una perdurante e resistente crisi.

Abbiamo partecipato le nostre riflessioni e la nostra ipotesi di lavoro, all’on. Presidente del Consiglio Regionale, l’On. Talarico, appena eletto, ed abbiamo registrato con viva soddisfazione la sua volontà di fare propria la nostra idea, condividendo subito l’appuntamento odierno, organizzato con reciproca collaborazione, riservandosi di riflettere sull’appuntamento autunnale, tutto mirato alla costruzione della Calabria, per dare, se possibile, alle nuove generazioni serenità e speranza di poter liberamente scegliere dove vivere, preparando per esse orientamenti significativi per il loro avvenire.

Siamo, dunque, qui, per dare, come Ufficio di Presidenza dell’Associazione, il nostro attivo contributo a questa cerimonia celebrativa, perché testimoni diretti e responsabili, in altro tempo,  della vita regionale e poi come osservatori vigili ed ancora attenti alla vita istituzionale, in quanto partecipi della responsabilità di guidare la nostra Associazione.

Abbiamo lavorato sodo per fare di questo strumento partecipativo un riferimento utile alla Calabria ed ai calabresi, approfondendo l’analisi di interessanti settori della vita regionale, che secondo la nostra  visione occupano un importante posto nel futuro della Calabria, trattandosi di settori che noi consideriamo strategici: il riferimento va alla questione ambientale, probabilmente quella più significativa per il futuro della Calabria, sol che si consideri il cospicuo patrimonio territoriale destinato a Parchi ed aree protette, che percorre la Calabria in tutta la sua lunghezza dal Pollino all’Aspromonte, ed al sistema universitario calabrese rappresentato, oggi, da ben 4 Atenei (Università della Calabria – Università Magna Grecia – Università Mediterranea ed Università per Stranieri “D. Alighieri”).

Con lo stesso interesse abbiamo promosso e realizzato Seminari e Convegni a più voci, sulle riforme statutarie operate in Calabria, prima che intervenissero le decisioni, a dimostrazione di una volontà improntata alla partecipazione responsabile e costruttiva.

Così come non abbiamo fatto mancare prima delle due ultime consultazioni elettorali per l’elezione del Presidente ed il rinnovo del Consiglio regionale, le nostre riflessioni e proposte sul futuro della nostra Calabria.

L’Associazione è cresciuta raggiungendo oltre l’85% delle adesioni possibili. E’ cresciuta anche grazie alla L.R. n. 3/2001, che ne ha riconosciuto e condiviso le finalità e gli scopi. E’ cresciuta anche perché ciascun socio versa puntualmente la quota sociale di € 240/anno e perché fanno parte dell’Associazione anche i soci aggregati, rappresentati da familiari di colleghi che ci hanno lasciati. A queste donne ed a questi uomini, in particolare alle spose di colleghi che non ci sono più e che ci seguono come le nostre ombre, attraverso gli strumenti di informazione che abbiamo organizzato, sento il profondo bisogno di indirizzare, da questa Aula, così istituzionalmente significativa, un grato ringraziamento per la loro partecipazione alla vita sociale e tramite essa, alla vita istituzionale.

La presenza della nostra Associazione si è espressa anche a livello nazionale, dove ha trovato attenta considerazione. Non è un caso che nel panorama delle Associazioni regionali consorelle d’Italia, l’Associazione della Calabria ha avuto l’incarico di Segretario organizzativo prima e della Presidenza del Coordinamento nazionale dal Giugno del 2008.

Abbiamo voluto dirvi chi siamo e cosa facciamo, consapevoli di essere una piccola storia, nella vita della Calabria, ma siamo anche consapevoli, proprio perché interessati alla vita istituzionale, che tutto può essere utile, anche le piccole cose, quando si tratta di difendere, di arginare il giudizio severo, o il pregiudizio conclamato, che circonda la nostra terra e di tenere alto il buon nome di una Regione a cui nessuno è disposto a fare sconti.

Sappiamo che la nostra presenza non muta il destino calabrese, ma il messaggio che noi vogliamo trasmettere in questa circostanza, è che noi, col nostro disinteressato lavoro volontario, ci siamo e vogliamo continuare ad occuparci e preoccuparci del futuro dei figli di questa amata terra e che la nostra attività futura continuerà ad essere improntata alla utilità generale dei nostri concittadini, disponendoci per primi ad accogliere la chiamata generale a scommettersi, assieme alla classe dirigente calabrese, per costruire assieme la Calabria del futuro

La riprova del nostro dire, non sono le parole, belle o brutte che siano, non è questo il problema. Essa è rappresentata dal nostro lavoro. Abbiamo voluto e dato alle stampe ed oggi viene qui presentata per la prima volta la ricerca che ha come oggetto:

Istituzioni e proposte di riforma. Un <progetto> per la Calabria

curata dal Prof. Antonino Spadaro – docente di diritto costituzionale nell’Università Mediterranea di R.C. ed entro la fine dell’anno verrà stampata e presentata l’altra ricerca, curata dal Prof. Pietro Fantozzi – docente di sociologia nell’Università della Calabria di Cosenza – che ha come tema:

Il sistema universitario calabrese.

Si tratta di pubblicazioni di valore scientifico che noi abbiamo voluto per segnalare all’intera classe dirigente calabrese, in particolare al sistema politico, i settori strategici della vita regionale su cui, a nostro giudizio, occorre spendersi con maggiore progettualità ed incisività, per cambiare la realtà calabrese e provare ad indirizzarla su un binario di costante crescita ed efficace ed efficiente trasformazione.

Abbiamo puntato su questi lavori per due ragioni.

La ultima riforma Universitaria realizzata nel nostro paese affida al territorio il ruolo di promozione e sostegno della qualità e quantità degli studi universitari. Appare evidente, che in Calabria, la debolezza del tessuto produttivo non potrà generare sostegno adeguato al sistema universitario calabrese. Occorre fare attenzione a questo problema che, se non affrontato in maniera adeguata, potrà fare registrare l’arresto della migliore qualificazione dei nostri Atenei, perseguita con qualche successo negli ultimi anni. Attenti al futuro, perciò, non facciamoci influenzare dal “carpe diem”.

Il lavoro che verrà presentato oggi ha il pregio scientifico di cimentarsi con le difficoltà di vita dei calabresi e con l’impresa non facile, di individuare per la Calabria le possibili soluzioni.

Non si tratta di semplici opinioni, dunque, ma di rigorosa ricerca che mira ad integrare come si conviene lo sforzo di mettere al primo posto delle preoccupazioni della classe dirigente calabrese i problemi reali della condizione umana dei nostri concittadini. Abbiamo voluto mettere in campo, insomma, un ausilio discreto e senza pretese, suggerito dalla voglia di condividere, le difficoltà della nostra gente, sapendo che sono ben più ponderose, per dimensioni e per qualità, le responsabilità della classe dirigente e della classe politica di questa regione.

Abbiamo voluto e realizzato questo lavoro con una unica speranza: che queste voci e queste proposte giungano a destinazione ed aiutino chi ha la responsabilità di governo ad esercitare, con elevato senso di responsabilità, le scelte offerte con serio impegno professionale, al loro autonomo  potere decisionale.

Un’ultima considerazione prima di concludere, ringraziandovi sin d’ora per la pazienza e l’attenzione.

E’ nostro dovere offrire ad un così elevato uditorio la nostra foto della Calabria, per come l’abbiamo conosciuta in questi 40 anni, prima di darci l’appuntamento in autunno.

Noi pensiamo che, a partire da noi, la classe dirigente della Calabria non abbia saputo o potuto cogliere la portata rivoluzionaria, per certi aspetti, del regionalismo disegnato nella Carta Costituzionale. I padri costituenti immaginarono che lo sviluppo della vita democratica avrebbe dovuto generare una maggiore e diretta partecipazione dei cittadini alla vita istituzionale, attraverso la nascita delle Regioni a Statuto normale, dopo quelle a Statuto speciale. Ed ha sognato, in quella fiorente stagione di grandi speranze per il nostro Paese, che avvicinare ai cittadini le responsabilità di governo, potesse concorrere a rafforzare il sistema democratico e la democrazia rappresentativa.

La storia dei quarant’anni di vita delle Regioni dimostra che il processo di decentramento dello Stato, stando a quanto si può constatare nel Mezzogiorno, non ha avuto i caratteri prefigurati nella Carta Costituzionale, per il venir meno della tensione ideale verso la soluzione dei problemi, e non ha prodotto i risultati sperati, specie se messi a confronto col cammino realizzato, nella stessa unità di tempo (appunto i 40 anni), dagli altri italiani e dai cittadini europei.

E’ evidente che la riflessione autunnale che proponiamo pensiamo debba riguardare la condizione della Calabria, perché è qui che noi ci siamo misurati, nei 40 anni di vita della Regione, con le difficoltà più generali, mancando l’obiettivo di ridurre il divario civile, economico e sociale, con lo stesso Mezzogiorno ed il resto del Paese.

Ma guai a noi se pensassimo di attribuire alla sola Calabria od al solo Mezzogiorno la responsabilità del fallimento dell’obiettivo di  far crescere assieme il Paese.

La riflessione che dobbiamo produrre, dunque, è di indagare ed avere coscienza delle ragioni del fallimento della politica, incapace di assicurare agli italiani la parità di diritti e doveri, come recita in maniera  mirabile e solenne la Carta Costituzionale della Repubblica.

Altri possono averla risolta questa questione, la c.d. “questione meridionale”, rimuovendola; considerandola, ormai, del tutto estranea all’intero Paese, se è vero che la nuova teoria che si fa strada è quella che immagina di risolvere i problemi del Mezzogiorno, sottraendogli risorse da spendere nelle aree forti d’Italia (vedi Fondi FAS).

Siamo arrivati, ora, alla contumelia: gli Amministratori meridionali “sono dei cialtroni” ed è “cialtroneria” il  modo col quale essi attendono alla amministrazione della spesa pubblica.

Non è e non vuole essere questa una sottolineatura di parte, ma, più semplicemente, la constatazione di una amara, tragica realtà, di cui è profondamente convinto il potente Ministro dell’Economia della Repubblica Italiana.

E’ probabile che lui faccia parte della schiera di pensatori che ritengono che il Mezzogiorno debba continuare all’infinito ad essere un “mercato di consumo al servizio del Nord del Paese”  ed un salvadanaio dove raccogliere il risparmio, attraverso il sistema bancario,  da  investire nella c.d. Padania, la nascente, ma sconosciuta alla storia, nuova dimensione territoriale.

Così come è probabile che, sempre lo stesso potente Ministro, faccia parte del gruppo dei pensatori, non sono pochi, che accreditano la tesi che il mancato sviluppo del SUD sia opera del Cristo “che si è fermato ad Eboli”.

Ora con la dignità che ci contraddistingue e senza acrimonia alcuna, diciamo al Ministro che questa sua opinione e questo modo di generalizzare qualche incapacità, non aiuta la crescita del Paese, che ad un Ministro della Repubblica Italiana dovrebbe stare molto a cuore. E lo invitiamo, con la conoscenza che abbiamo della storia del nostro Paese ad una riflessione più pacata. Lo invitiamo a riflettere su cosa sarebbe stato il Nord Italia se i Governi della Repubblica non avessero attuato una politica dei trafori, degli Aeroporti, dei Porti, delle Autostrade, dell’Energia, dell’Alta Velocità, delle reti di comunicazione. E ad immaginare, questa è una riflessione storicamente indispensabile, cosa sarebbe accaduto se i Governi della Repubblica che hanno così operato, ma soltanto al Nord, mettendolo al passo con lo sviluppo della mittel Europa, non avessero dimenticato il SUD o non lo avessero ignorato nella partecipazione ai programmi di spesa nazionale, o non avessero inventato spesso per il SUD progettazioni di sviluppo etero dirette, facendo in modo che l’Italia risultasse spaccata in due parti, l’una progredita, l’altra irrimediabilmente condannata al sottosviluppo, che ancora ai nostri giorni cresce e divarica la condizione di disagio, mettendo a repentaglio la stessa unità nazionale.

La rimozione della c.d. “questione meridionale” viene portata avanti con dovizia di scelte ed una arroganza nuova, sconosciuta in passato.

Ma mentre altri l’hanno rimossa e continuano ad ignorarla, noi, i calabresi, non possiamo farlo: se lo facessimo, tradiremmo anche noi, come hanno già fatto altri,  la Costituzione Repubblicana, di cui noi, ancora, invochiamo il rispetto.

Noi abbiamo il diritto, il sacrosanto diritto, di chiedere che siano stabilite le responsabilità storiche del mancato sviluppo delle Regioni meridionali, e che sia resa giustizia alle popolazioni del Mezzogiorno per il pesante prezzo pagato, prima per liberare l’Italia dallo straniero e consentirle di conseguire la sua Unità ed Indipendenza, dopo la prima guerra mondiale, poi per concorrere, con una emigrazione biblica, con le sue braccia e la sua intelligenza, a ricostruire il Paese devastato dalla seconda guerra mondiale ed a sviluppare l’economia del triangolo industriale TO-MI-GE, dopo la riconquistata libertà, alla fine della seconda guerra mondiale, nell’era del miracolo economico italiano.

E’ dovere dei calabresi, di tutti i calabresi, porsi alla testa di un nuovo “Progetto di rinascita” della Calabria e del Mezzogiorno.

Ma per adempiere a questo dovere, dovremo essere non solo capaci ed onesti nel condurre il discorso sulle responsabilità per il passato, tante delle quali dobbiamo onestamente riconoscere che ci appartengono, ma dovremo essere tra noi,  trasparenti e fortemente motivati, per l’avvenire, fino a comprendere che è tramontato, e non da oggi, il tempo in cui era possibile piangere sul latte versato o riversare soltanto sugli altri le nostre responsabilità, le nostre incapacità, la nostra incompetenza, le nostre insufficienze, gli errori, tanti, che abbiamo commesso, primo tra tutti, quello di non aver avuto la capacità, la volontà e la forza di dotare la Regione di un “Piano programmatico di sviluppo a medio e lungo periodo”, mirato ed auto centrato sulle risorse del territorio, che non sono affatto poche, con un efficiente e mirato impiego delle risorse ordinarie nazionali e regionali e dei fondi europei. Un piano programmatico da realizzare anno dopo anno, capace di tracciare una strada, fissare obiettivi misurabili da numeri che definiscono la realtà, perché sia oggettiva la possibilità e divenga operante il controllo sociale dell’azione di governo, non solo di livello istituzionale. E’ con i cittadini che occorre fare i conti, sono essi i veri titolari del consenso politico e dunque, del giudizio politico nei sistemi democratici rappresentativi.  In assenza di una severa e ferma scelta di carattere politico-programmatica che costituisca la “stella polare”  dell’azione di governo, il cammino effettuato non poteva che essere in passato, come è stato, un grande slalom e la filosofia che lo ha accompagnato non poteva che essere il “carpe diem”.

E’ stato proprio così il nostro passato, un grande zig-zagare a destra ed a manca, un procedere a singhiozzo, con qualche spiraglio di luce e molte ombre, ed è capitato talvolta, anche di deragliare, quando l’oggetto dell’operare non è stato, come avrebbe dovuto, il miglioramento della condizione di vita reale del cittadino calabrese, attraverso la pratica della buona politica e la messa in campo di valori come la trasparenza, l’onestà, la solidarietà, ma la pura e semplice ricerca del consenso politico-personale, senza badare a spese.

E’ accaduto, anche, per comune sventura, che l’inizio della vita regionale sia stato funestato da divisioni traumatiche, da lacerazioni e lutti che hanno fortemente ritardato e penalizzato l’avvio di una  operosa e  feconda fase di vita dell’Istituto regionale. Forse, a tanti anni di distanza, dovremmo essere così forti da trovare il coraggio, se possibile, di aprire una seria e consapevole riflessione su quella dolorosa parentesi della nostra storia e della nostra vita. Una parentesi che ci consenta di superare quel momento di grandissima difficoltà politica e di grave disagio sociale per provare a ritrovare un filo rosso di concordia, l’unico che potrà restituire alla Calabria ed a tutti i calabresi, la serenità infranta e consentir loro di guardare al futuro del nostro territorio, come ad un corpo unico, con un comune destino.

Questo è un nodo da sciogliere della nostra storia e l’esperienza ci insegna che i nodi della storia non sono rimovibili, ma prima o poi, vanno affrontati.

Spetta agli uomini, alla politica ed alla sua lungimiranza, senza farsi abbagliare dal successo di oggi, valutare quando è il momento di affrontarli e trovare il modo di dipanarli, affidandosi alla saggezza, alla consapevolezza del comune progetto per il futuro, alla capacità ed alla forza di una programmazione e progettazione inclusive, alla estrema necessità ed urgenza di guardare avanti come ad un tempo riservato alla volontà comune di vivere e crescere assieme, sentendosi motivati ad affrontare, come se appartenessimo ad un manipolo di audaci, una impresa così ardua, come quella che ha di fronte l’intera classe dirigente calabrese, per poter intercettare le speranze ed il bisogno di certezze nel futuro delle nuove generazioni.

Senza questa forza interiore e questa ferma consapevolezza, non sarà possibile scalare la montagna e conoscere l’immensa gioia di guadagnare la vetta.

Per poter conseguire questo successo, il primo dovere è quello di essere veri con noi stessi. Talvolta, sempre nei 40 anni, abbiamo scelto, di trincerarci dietro i grandi alibi: il più classico quello che i Governi regionali duravano poco e che, quindi, non c’era tempo per realizzare grandi programmi e questo, in parte era anche vero; ma nel 2010 questo alibi non è più proponibile. La storia è cambiata. Una legge di riforma della Costituzione ed una nuova legge elettorale regionale hanno cambiato la storia: ora i governi regionali durano cinque anni e cinque anni non sono pochi per provare ad invertire la rotta, per cambiare passo. Certo non è facile, ma si può fare, anche se l’esperienza delle due  ultime legislature ammonisce che chi vince le elezioni, anche con largo margine, può non essere riconfermato.

E questo potrebbe volere significare che la condizione complessiva della nostra terra, la condizione civile, sociale, culturale, economica e politica, non è abbordabile soltanto dalla parte che ha la ventura di vincere le elezioni.

Se questo fosse l’approdo di una riflessione a più voci e di una analisi retrospettiva severa ed attuale, la democrazia che è la pratica di governo più garantista, se osservata dal versante dei cittadini, sarebbe chiamata ad individuare nuove istituzioni e nuove riforme, capaci di collocare al primo posto delle preoccupazioni della politica il futuro della Calabria e dei cittadini che la abitano.

Il percorso virtuoso che dovremo imboccare, dunque, potrebbe essere inquadrato in una cornice progettuale destinata a comprendere le grandi questioni che abbiamo di fronte ed alle quali la storia ci chiede di costruire una risposta politica e fortemente condivisa, una risposta che sappia fare riferimento all’arte del possibile, in una determinata situazione data.

I TITOLI DA INCORNICIARE DOVREBBERO ESSERE PRECEDUTI DA UNA DISAMINA ONESTA DELLE RESPONSABILITA’ DELLA POLITICA NEI 40 ANNI DI VITA REGIONALE.

ED I TITOLI POTREBBERO ESSERE SCELTI TRA QUESTI CHE SEGNALIAMO E DA ALTRI CHE POSSONO OPPORTUNAMENTE INTEGRARLI:

1. LA SCELTA QUALITATIVA DELLO SVILUPPO DELLA CALABRIA ED I SUOI OBIETTIVI QUANTITATIVI/ANNO;

2. LE RIFORME ISTITUZIONALI URGENTI DA REALIZZARE,  FINALIZZATE AL CONSEGUIMENTO DEGLI OBIETTIVI.

3. I PROBLEMI RELATIVI ALLA SICUREZZA, PER NOI LA LOTTA SENZA QUARTIERE ALLA “NDRANGHETA”, DENTRO LE ISTITUZIONI E NELLA SOCIETA’ PER SUPPORTARE ED INTEGRARE LA MERITORIA AZIONE REPRESSIVA DELLO STTAO, DELLA MAGISTRATURA E DELLE FORZE DELL’ORDINE.

4. LA RIFORMA E MODERNIZZAZIONE DELL’APPARATO BUROCRATICO E DEGLI ENTI STRUMENTALI.

5. LA VERIFICA E LA RIFORMA DELLE TECNICHE DI CONCERTAZIONE CAPACI DI SUPPORTARE L’AZIONE DI GOVERNO.

6. IL DINAMISMO E L’EFFICACIA DELLE RELAZIONI ISTITUZIONALI ESTERNE.

7. UNA FORTE RIPRESA DEL RUOLO DEL CONSIGLIO REGIONALE, CHE ABBIA IL PREGIO DI DIVENIRE CON I SUOI DIBATTITI E LA SUA EFFICACE AZIONE LEGISLATIVA, LA VERA GUIDA DELLA SOCIETA’ CALABRESE.

Non spetta a noi tirare le somme. Il compito che ci siamo prefissi è di favorire col nostro impegno nella società civile e nel sistema democratico, un permanente dibattito, una discussione seria, serena, oggettiva, sulla difficile, complessa e persistente difficoltà della condizione calabrese, come descritta dagli indicatori economico-sociali e dalla pesantissima realtà finanziaria e di segnalare come la storia di questi primi 40 anni di vita, al di là di ogni espressa volontà e di ogni azione politica, abbia fatto registrare un costante e persistente deterioramento.

Questo potrà voler significare che in Calabria, come nelle Regioni che le somigliano, una sola parte, quale che sia la sua dimensione quantitativa, trova difficoltà ad azionare con successo l’azione di governo, a causa delle estreme difficoltà e delle emergenze presenti nel territorio calabrese.

Se così fosse, la democrazia, che nel suo etimologico significato vuol dire “governo di popolo”, dovrebbe essere capace di partorire vie nuove per assicurare efficacia all’azione di governo, per tentare di concretizzare e realizzare una risposta di successo ad una realtà così complessa e difficile, che resiste e sopravvive ai tanti tentativi di modificazione, prodotti in quaranta anni di storia regionale.

L’Associazione confida, ed è pronta a scommettersi per la sua piccola parte, che il sistema democratico ed i cittadini calabresi, sapranno individuare, anche nel tempo dell’infuriare dei marosi e delle emergenze che li circondano, le misure necessarie per affrontarli adeguatamente e vincerli.

Con questo augurio e questa radicata speranza, rinnoviamo il ringraziamento al Presidente del Consiglio Regionale ed all’intero Consiglio, per aver voluto accogliere e fare propria la nostra proposta di celebrare il quarantesimo anniversario della prima riunione del Consiglio regionale della Calabria.

* Presidente dell’Associazione fra ex Consiglieri regionali

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