Il Seminario programmato dall’Associazione sul tema “ISTRUZIONE – ALTA FORMAZIONE – CULTURA E BENI CULTURALI” è, anzitutto, un tentativo prodotto per coinvolgere in una discussione franca e costruttiva le massime espressioni della cultura calabrese e le Istituzioni competentix.
Pensiamo di organizzare il Seminario partendo da una riflessione storica sulla condizione di questo settore, prendendo come spartiacque l’anno 1970.
Prima del 1970 non esisteva in Calabria alcuna Università, né alcun Centro di Alta Formazione; la rete degli Istituti Superiori era piuttosto modesta, sporadiche erano anche le iniziative di restauro, promozione e valorizzazione dei Beni Culturali, affidate per lo più soltanto alla sensibilità culturale associata ad un minimo di disponibilità economica di pochi Enti Locali, nella grande maggioranza afflitti, invece, da assoluta mancanza di fondi e dall’assenza di collegamenti con la politica di settore, affidata alla responsabilità ministeriale.
L’anno 1970, invece, fa registrare la nascita della prima Università in Calabria – lo IUSA (Istituto Universitario Statale di Architettura) a Reggio Calabria e la quasi concomitante nascita dell’Ente Regione: due Istituzioni che nelle generali aspettative avrebbero potuto e dovuto rappresentare una determinante e positiva svolta in questo settore. Intanto perché nasceva sul territorio, con essi, non soltanto la prima esperienza visibile e concreta di alta formazione, ma, soprattutto, perché la nascita della Regione aveva fatto sperare che col suo avvento si sarebbero sviluppati programmi e progetti organizzativi e realizzativi non di una singola Università ma di una rete efficiente di formazione scolastica ai diversi livelli, seppure con la gradualità imposta dalla disponibilità delle risorse necessarie per poterla realizzare. Così, nei fatti, non è stato proprio a motivo del fatto che le Istituzioni neo-nate non sono riuscite o non hanno proprio provato a dialogare per costruire un “dopo” coerente col forte bisogno della Calabria di avere un sistema scolastico ed universitario moderno, in sintonia con la domanda di crescita del territorio, in armonia con un futuro nel quale il ruolo della formazione e dell’alta formazione sarebbero risultati decisivi per la crescita della Calabria e dei calabresi.
Le due Istituzioni non hanno dialogato e tra esse non si è sviluppata la sinergia necessaria produttiva di idee e progetti per il futuro.
Oggi la Calabria conta 4 Università: tre Statali (la Mediterranea di RC – la Magna Grecia di Catanzaro e l’Università della Calabria di Cosenza) ed una, – l’Università per Stranieri “D.Alighieri” di RC – “non statale, legalmente riconosciuta”.
UNIVERSITA’ – Nell’Autunno del 2011 l’Associazione ha presentato, proprio in questa stessa sala, i risultati della ricerca commissionata all’Università di Cosenza – Dipartimento di sociologia, diretto dal Prof. Piero Fantozzi, intitolata “Il sistema universitario calabrese. Trasformazioni, tendenze e rappresentazioni”.
Nella pubblicazione è contenuta l’analisi puntuale sulla condizione attuale delle tre Università statali e quale incidenza avranno nel futuro prossimo su di esse le politiche adottate dal governo nazionale.
La ricerca mette in rilievo inoltre, gli elementi di criticità esistenti che si possono sintetizzare nelle seguenti espressioni: “Gli Atenei della regione non presentano una netta e circoscritta vocazione disciplinare, comprendendo facoltà di diverso tipo, e non si evince l’esistenza di un sistema universitario progettato a livello regionale”.
E ancora, “L’assenza di coordinamento tra Università chiaramente dichiarata “, “l’assenza di dialogo, la mancanza di consapevolezza del valore aggiunto derivante dal lavoro in rete e chiusura in realtà localistiche e autoreferenziali legate spesso più a bisogni di organizzazione interna che a servizi da offrire”.
Cio ha prodotto e produce ripetitività di corsi universitari spesso lontane dalle esigenze del territorio. Sono proprio le facoltà che più potrebbero corrispondere a tali necessità, quelle meno frequentate ( si veda, ad esempio, la facoltà di agraria). Segno che la promozione dell’offerta formativa è finalizzata a incanalare le iscrizioni più verso le facoltà tradizionali. E ciò anche per la mancanza di riferimenti programmatici e progettuali per i diversi settori dello sviluppo dei quali la Regione dovrebbe adeguatamente dotarsi.
RETE SCOLASTICA – La rete degli Istituti Scolastici superiori ( Licei e istituti statali e un certo numero di non statali), è oggi abbastanza diffusa sul territorio. C’è però una distribuzione frammentata, cresciuta più per spinte di opportunità e clientelare che non seguendo una seria programmazione scolastica. Al di fuori delle Città e dei centri urbani di significativa consistenza, quasi ovunque, malgrado la presenza di un Istituto superiore, il contesto e la realtà sono rimasti immutati. Scarse sono le attività extra scolastiche capaci di stimolare ed accrescere l’interesse e l’arricchimento culturale. Ovunque – anche nelle Città e nei centri urbani più popolosi, inadeguati e quasi inesistenti sono le strutture di supporto delle attività scolastiche ( biblioteche, cinema, teatri, palestre ) e, dove esistono, sono malamente organizzate.
Si pensi al solo fatto che le biblioteche comunali, seguono gli stessi orari degli uffici comunali, cioè sono chiuse nelle ore del tempo libero dei lavoratori e degli studenti.
Si pone l’esigenza di una riorganizzazione della rete scolastica superiore con la consapevolezza, però, che le criticità di questa rete non sono solo organizzative ma anche culturali.
Per la rete dell’Istruzione primaria, si pone il grave problema del recupero dell’evasione scolastica e quello dell’immissione nel circuito scolastico dei figli degli immigrati presenti sul nostro territorio.
BENI CULTURALI – I Beni Culturali come “Beni Comuni”( giacimenti archeologici, paesaggio, monumenti, biblioteche, musei, ecc.), costituiscono una grande risorsa della Calabria. Non solo come bene in se, ma come bene da preservare e valorizzare ai fini della ricerca storica e della fruizione in collegamento con le altre risorse presenti sul territorio, capaci di generare sinergie, come ad esempio le suscettività turistiche.
L’inondazione di Sibari, ha fatto emergere le gravi e grandi problematiche che riguardano questo settore. Non si può non essere d’accordo con il prof. Settis il quale nei giorni scorsi ha dichiarato che “Il disastro appena avvenuto riguarda l’ambiente, riguarda il paesaggio, o riguarda solo l’archeologia?”E ancora che “é nostra colpa aver considerato questi ambiti come separati, e non aver saputo congiungerli in un solo grande progetto, culturale, tecnico e politico, da gestire non all’insegna delle combriccole e delle amicizie, ma sotto la bandiera del bene comune? Non è nostra colpa avere rinunciato a proteggere l’ambiente, a mettere in sicurezza il territorio, a tutelare davvero i monumenti?”
Emerge da queste domande la necessità previa di procedere alla ricognizione e catalogazione dei beni Culturali (giacimenti archeologici, biblioteche, musei pubblici e diocesani, monumenti, ecc.), attuando pienamente la legge regionale “Magna Graecia” ed elaborando progetti di valorizzazione, conservazione e restauro, da finanziare con i fondi europei.
Occorre altresì effettuare il censimento delle criticità presenti nel settore archeologico al fine di pervenire alla formulazione di un vero e proprio programma pluriennale di “conservazione e di possibile utilizzazione programmata” dei Beni Culturali ed Ambientali, stabilendo le incompatibilità e vietandole espressamente.
Tutto ciò promuovendo sinergie tra le diverse componenti istituzionali interessate e competenti per legge (Regione, Università, Sopraintendenze).
Il Seminario, dunque, chiamerà a raccolta esperti, studiosi, operatori del settore e rappresentanti istituzionali, per un consulto pubblico e per un confronto di idee capace di generare un quadro unitario di riferimento dentro il quale collocare programmi e progetti di intervento. Un percorso virtuoso lungo il quale le istituzioni potranno intercettare, coordinandosi tra di loro, la domanda dei cittadini e trovare gli spunti necessari per valorizzare un settore che per la Calabria potrebbe divenire trainante e produttivo, se si considerano la qualità e quantità dei giacimenti culturali presenti.
Nei Beni Culturali risiede la nostra storia. Possono diventare una parte non indifferente del nostro futuro.
Costantino Fittante