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L’ideale europeo, come prefigurato dai padri fondatori dell’Unione Europea, è un valore fondante, un progetto di pace senza confini,che si fa strada e vive nell’avvenire e nella storia degli uomini percorrendo la strada maestra
della coesione sociale, che costruisce e conduce in tempi politici alla realizzazione del sogno che fu di Konrad Adenauer,Alcide De Gasperi, RobertS chumann; un tedesco, un italiano,un francese che, come la storia racconta, pensarono fosse giunto il momento di ripudiare le guerre e di costruire la pace.
Il progetto ha fatto strada, talvolta a piccoli, talvolta a grandi passi, ma 60 anni di lavoro coerente e tenace, vissuti in pace, dopo due guerre mondiali che hanno avuto come teatro proprio il Vecchio Continente, sono la inequivocabile testimonianza che la strada imboccata negli anni 50 e percorsa sino ad oggi è quella giusta, se è vero come molti credono ed affermano che la più grande delle aspirazioni dell’uomo è la pace.
Ripercorrendo le tappe del lungo cammino fatto per costruire l’Unione Europea, c’è un filo rosso che lega la storia degli ultimi 60 anni. E’ opportuno ricordarlo, proprio in questi giorni, non tanto per farne oggetto di propaganda elettorale,essendo alla vigilia del rinnovo della rappresentanza degli Stati nel Parlamento Europeo, ma per una ragione più nobile che è quella di non dimenticare mai la strada maestra che ha consentito di camminare così tanto
e di assicurare tanto tempo di pace: la coesione sociale.

aspirazione.pngViene in mente, a proposito,come il primo passo per costruire l’embrione dello stare assieme in pace fu l’intesa per
dare vita alla CECA, la Comunità Europea del carbone e dell’acciaio, due materie prime fondamentali per lo sviluppo
industriale e di rilevante importanza militare.
Fu chiaro, al tempo, che la prima azione da compiere fosse la rimozione delle cause evidenti di possibili focolai di
guerra. Fu, allora, Jean Monnet, Commissario francese alla pianificazione, ad intuire che era necessario gestire assieme,attraverso una organizzazione internazionale, le risorse carbosiderurgiche.
L’idea fu raccolta dal Ministro degli Affari Esteri francese dell’epoca, Robert Schumann, che la trasformò in una formale dichiarazione con cui invitava Francia e Germania a promuovere la nascita di una organizzazione internazionale.
La proposta venne immediatamente accettata dalla Germania. Le due nazioni risolvevano così il problema dell’occupazione del bacino della Rhur e gettavano le basi per la soluzione dello sfruttamento condiviso delle risorse minerarie della Saar, che avevano alimentato secolari rivalità tra i due Stati. Il “piano Schumann” è il primo passo che prepara la nascita della Comunità Europea del carbone e dell’acciaio (CECA), cui aderiscono,
oltre a Francia e Germania, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo (Parigi, 1951).
Poi fu la volta della CEE, la Comunità Economica Europea,che crea il libero mercato comune, il primo gradino per sperimentare, tra sei Paesi, i fondatori dell’Unione, valori condivisi e regole di mercato uguali per tutti. Comincia, proprio con la cooperazione la strada della coesione sociale, consapevoli che, alla lunga, forti disparità
sociali non portano da nessuna parte, anzi, generano conflitti. L’Europa si costruisce a tappe e la sua storia è storia di pace; ma il collante che tiene uniti gli Stati ed i popoli che prendono parte alla edificazione ell’Unione Europea, assieme ai valori della pace, della libertà e della democrazia, è la coesione sociale, che riduce le
distanze tra le diverse categorie di cittadini e riesce a far vivere una politica distributiva capace di promuovere l’uomo, ponendo la sua dignità ed il suo futuro al centro dell’attenzione politica.
Questo cammino ha liberato, via via, tanti territori oppressi da tanti “ismi” e la libertà e la democrazia sono penetrate nella coscienza degli uomini, affermandosi come i sistemi più idonei a far crescere e progredire l’economia, la comunità, la persona e costruire la pace per tutti.
europaue.pngAi sei Stati (Italia, Germania,Francia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo), che diedero vita alla Comunità Europea (Roma, gennaio 1958), oggi se ne sono aggiunti altri ventuno ed oggi l’Unione Europea, è questa la nuova denominazione assunta, è costituita da ben 27 Stati.
Non sono mancate le battute di arresto,ma tutte le volte che una difficoltà si è affacciata all’orizzonte, uomini di statura europea hanno saputo ritrovare l’entusiasmo e lo slancio per ripartire, chi non ricorda il francese Jacques Delors (Presidente della Commissione Europea dal 1985 al 1994), autore del Libro bianco “Crescita, competitività, occupazione” (Dicembre, 1993).
Andare al voto per rinnovare il Parlamento Europeo è, perciò,importante, anche per consolidare e confermare questa volontà di pace e di coesione sociale che Stati e popoli europei hanno manifestato negli ultimi sessant’anni di storia. Proprio questa storia ed i valori da cui essa ha preso le mosse devono essere alla base della partecipazione
responsabile al voto per il rinnovo del Parlamento Europeo.
Non è, dunque, fuori luogo, ricordare le tappe di costruzione dell’Unione Europea, decisivo strumento di pace per la
Vecchia Europa.
Non lo è anche per un’altra ragione : se si dovessero perdere per strada i valori posti alla sua base dai padri fondatori, e dovesse essere sottovalutata l’importanza decisiva della coesione sociale potrebbe accadere, e sarebbe
una grande sventura, che con la coesione sociale si potrebbero perdere le ragioni dello stare assieme e, dunque, della pace, della libertà e della democrazia.
Occorre ricordarlo, di questi tempi, ai “fabbricanti di veleni” che non hanno mai smesso nella storia dell’uomo di produrne, per intorbidire o avvelenare le acque.
La questione della “coesione sociale” non è ancora risolta in Europa e, tanto meno, in Italia.
E, in verità, i “fabbricanti di veleni” sono all’opera e, se dovessero prevalere, avvelenerebbero ancora gli italiani ed i calabresi.
E’ possibile stare attenti, in Italia ed in Calabria alla storia,“magistra vitae”, per evitare di avvelenare le acque? Sì, occorre stare molto attenti ed avere tanto buon senso e tanta saggezza.
Italia e Calabria hanno bisogno ancora di coesione sociale (non certo di “autobus per i milanesi”), di solidarietà,
di costruire unità ed identità che non confliggano o contraddicano la storia dell’Europa, che è in cammino verso le frontiere corrispondenti al sogno dei padri, che la progettarono e la vollero libera, unita e solidale; un sogno di viva attualità ancora oggi dei popoli europei e delle nuove generazioni.

 

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