In questa manifestazione pubblica abbiamo avuto modo di riepilogare le iniziative assunte e di presentare il programma sociale per l’anno 2013.
Il tema scelto sul quale ci siamo impegnati, è stato sintetico e nello stesso tempo significativo:“ 25 anni di attività, a difesa del regionalismo ed al servizio della Calabria”. La riflessione che ci proponiamo ora di fare, di cui peraltro si è avuta eco nei servizi giornalistici del giorno dopo, è di ritornare sui contenuti della Conferenza stampa, peraltro mirata ad annunciare le attività 2013, per dare organicità al nostro pensiero e per motivare il perché di questo tema.
Mi soffermerò prima sulla “difesa del regionalismo” per poi esplicitare anche il senso della seconda parte del titolo: “ed al servizio della Calabria”.
Anche in Italia, gli anni della crisi (2008-2012), saranno ricordati come gli anni della esplosione degli scandali in molte Regioni, di esplosione del debito pubblico e, negli ultimi due anni, la comparsa sulla scena economico-finanziaria dello spread, un numero che misura il costo in termini di interessi da corrispondere ai creditori del debito dello Stato.
Dunque, gli anni che hanno fatto registrare la insostenibilità del debito pubblico dello Stato italiano ed il conseguente rischio di fallimento.
In questa cornice è apparso a molti, e non a torto, che il contributo in negativo delle Regioni alla crescita del debito pubblico non sia stato secondario e che, dunque, si poneva il problema di provvedere a ridurre i poteri ad esse trasferiti, mediante l’avvio di una politica mirata a centralizzare, riportandoli allo Stato, poteri, funzioni e
competenze riguardanti il Titolo V della Costituzione, in precedenza trasferiti ad esse. Un cammino legislativo, insomma, inverso rispetto a quello percorso meno di 10 anni fa, che la nostra Associazione ha accompagnato con iniziative mirate, anche criticando alcune decisioni non condivise, quando si è trattato di modificare lo Statuto regionale per adattarlo alle modifiche costituzionali introdotte.
Una riflessione, questa, che invece di porre mano a correggere i comportamenti dell’errante (la mala amministrazione delle Regioni), ha ritenuto si dovesse procedere, invece, a correggere un presunto errore (il decentramento di poteri e funzioni dallo Stato alle Regioni). L’Associazione, con i contributi offerti al sistema democratico nelle due ultime vigilie elettorali regionali, ha provato con proposte concrete ad operare il distinguo tra errore ed errante, ma la sua voce non è arrivata nelle sedi decisionali.
La difesa del regionalismo, insomma, l’abbiamo fatta vivendo i momenti altamente significativi della vita istituzionale; l’abbiamo fatta mettendo in opera una peculiare e caratteristica forma di partecipazione responsabile, che esercita come è giusto il diritto di critica, ma, in ogni caso, studia ed approfondisce i problemi, per individuare e suggerire le possibili soluzioni, che offre alla considerazione delle Istituzioni.
Tutta l’attività sociale è stata prodotta avendo un solo fine, al quale essa è stata ancorata in maniera permanente: assolvere ad un dovere civico, essendo il nostro un impegno volontario nel significato più nobile del termine e partecipare in maniera responsabile, senza alcuna pretesa, a tenere alto, dentro e fuori dei confini regionali, il
nome della Calabria.
Ci siamo soffermati, in alcuni casi in maniera insistita, sulle necessarie riforme istituzionali, e sulle problematiche nascenti dalla presenza nel territorio regionale di numerosi Parchi ed Aree protette, sulla formazione e sul sistema universitario; ci siamo cimentati nella realizzazione di piccoli ma significativi progetti realizzati con successo direttamente con la Commissione Europea (come i casi di promozione della cittadinanza europea attiva e del Campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, per memorizzare anche noi lo sterminio degli ebrei per mano del nazi-fascismo, il più grande olocausto della storia); abbiamo realizzato queste attività avvalendoci della preziosa collaborazione delle Università calabresi, di Enti Pubblici ed Istituti scolastici, docenti e studenti, Amministratori locali ed esperti calabresi.
Abbiamo portato avanti il nostro lavoro convinti che potesse essere utile, motivati dalla percezione che la Calabria avesse bisogno anche di noi, per tentare di recuperare le virtù civiche e porsi al servizio dei valori e degli ideali scritti nella Costituzione della Repubblica;
tra essi il valore delle Autonomie locali (Regioni – Province – Comuni), che hanno lo scopo di rendere i cittadini, in piena autonomia, partecipi e responsabili del governo del Paese.
Indicatori civili, economico-sociali,culturali, avvertono, tuttavia, che la condizione della Calabria e del Mezzogiorno, seppure con qualche isola felice, si è progressivamente aggravata, non solo per la crisi generale del Paese, ma anche per responsabilità dei Governi regionali.
Per averne una esatta dimensione, basta consultare il Rapporto SVIMEZ 2012 e considerare pochi ma eloquenti dati.
Da cinque anni il Mezzogiorno arretra, col rischio di cancellare interi pezzi dell’Industria, non compensati dall’innovazione ed internazionalizzazione di alcune “isole” produttive.
Dal 2007 al 2012 il p.i.l. meridionale è calato del 10%, ritornando ad essere quello del 1997.
Nel 2011, il p.i.l. pro-capite meridionale è sceso al 57,7% di quello del centro-nord. Siamo, insomma, prossimi al 50%.
La Calabria è ormai omologata come una realtà di frontiera in permanente condizione di emergenza. Una condizione, dunque,
che induce a riflettere ed a considerare che senza un partecipato e consapevole progetto di rinascita, in particolare del sistema democratico e delle Istituzioni pubbliche, che si concretizzi in un operato quotidiano fatto davvero di buona politica, buona amministrazione, onesto e corretto operare dentro la più rigorosa legalità, è facile presagire che la “via crucis” possa concludersi, amaramente, sul calvario ed a pagare siano soprattutto i nostri figli ai quali consegneremo una pesantissima eredità.
Questo titanico sforzo dobbiamo provare a farlo tutti, per rinascere, ma anche per acquistare credibilità nella comunità nazionale e comunitaria.
Questo potrà accadere soltanto se ciascuno al proprio posto, da subito, si convincerà che urge cambiare rotta, perché la
strada imboccata porta al completo fallimento. Occorre, dunque, ricostruire il sistema democratico, rendendolo meno rissoso, meno parcellizzato, meno ripiegato sull’interesse esclusivo per il presente, a danno delle future generazioni.
Se avremo coraggio ed onestà, dovremo, invece, scegliere in via definitiva e permanente la realizzazione del bene comune, che è la massima aspirazione della grande maggioranza dei cittadini calabresi ed italiani.
Noi continueremo ad ispirarci a questa fonte ideale e ad essere “sentinella sui problemi e sulle indispensabili riforme”, proseguendo il nostro lavoro con impegno, onestà e lealtà. Abbiamo già varato il programma sociale per il 2013, articolato in due direttrici.
La prima avrà come oggetto tre Seminari che realizzeremo nei primi sei mesi dell’anno:
• il primo seminario avrà come tema: “Valorizzazione, organizzazione
e difesa del territorio e dell’ambiente calabrese” – Cosenza
– Aprile 2013 – Coordinatore Battista Iacino
• il secondo seminario riguarderà: “Il futuro delle politiche di coesione
territoriale e sociale. Risorse nazionali e comunitarie: fattori e settori produttivi da sviluppare in Calabria” – Lamezia Terme
– Maggio 2013 – Coordinatore Ernesto Funaro
• il terzo verrà dedicato a: “Istruzione – Alta Formazione – Cultura
e Beni Culturali”- Reggio Calabria – Giugno 2013. Coordinatore Costantino Fittante
La seconda direttrice impegnerà il secondo semestre dell’anno, che utilizzeremo per considerare i 25 anni a cavallo tra il secondo ed il terzo millennio, per cercare, anche noi, di capire bene cosa è accaduto su scala planetaria, per entrare in sintonia con la storia italiana ed europea, dalla quale ci siamo distaccati, probabilmente senza accorgercene.
Questa riflessione, nelle nostre intenzioni, dovrà rintracciare un filo conduttore che rianimi la speranza di cambiare la condizione della nostra Regione, tra le più periferiche e depresse all’interno dell’Unione Europea. Dobbiamo farlo per non perdere il treno dell’Europa, pena la più cocente delle sconfitte.
Le riflessioni che faremo nei 3 Seminari, nei quali coinvolgeremo le più significative rappresentanze dell’intera classe dirigente calabrese, prime tra tutte quelle riguardanti il sistema democratico, potranno rivelarsi utili per trovare una linea di coerenza con la gravità della situazione, per potere guardare al futuro con rinnovata speranza.
Abbiamo scelto i 25 anni di storia a cavallo del secondo e del terzo millennio, che per mera combinazione coincidono con gli anni di vita della nostra Associazione, perché quello che è accaduto a livello planetario ha cambiato i parametri di riferimento della realtà umana, civile, sociale ed economico-finanziaria, ai quali occorrerà correlare ogni possibile analisi e riflessione. E poi, c’è l’Africa che bussa alle porte della storia sulla sponda sud del Mediterraneo
e noi, assieme alla dirimpettaia Sicilia, siamo la propaggine più avanzata dell’Europa nel Mare Nostrum.