Siamo rimasti, con l’ultimo numero della nostra Agenzia alla fine del 2013, con questa affermazione: “Il 2013 è stato sicuramente un Annus horribilis, ma si chiude con la speranza che i sacrifici fatti dai cittadini italiani nell’ultimo biennio siano serviti ad interrompere ed invertire il cammino negativo del nostro Paese, per approdare ad un 2014 in cui essi possano ritrovare le loro virtù e riprendere a crescere, a ridurre i sacrifici, a creare lavoro per i giovani ed i disoccupati, a soddisfare i bisogni degli “ultimi”.

Sono trascorsi soltanto quattro mesi da quella riflessione, ma si tratta di quattro mesi intensi, per certi versi decisivi e destinati ad incidere, forse in profondità, nella realtà istituzionale, politica, economica e sociale del Paese: una sorta di rivoluzione, anche di carattere generazionale.

Ci gratifica seguire e fissare la sintesi di ciò che accade nel Paese, inquadrato nel più ampio panorama globale del pianeta, per capire dove ci porta la storia, preoccupati dell’oggi ma, soprattutto, avvertiti dalla responsabilità che grava su noi, per il domani dei nostri figli e nipoti; insomma, di chi verrà dopo. Lo facciamo per antica passione, perché convinti che questo tipo di riflessioni vada ragionato, proprio per le implicazioni che esso è destinatoad avere sul domani.

Nel vociare della demagogia e del populismo applicati alla politica, capita spesso di ascoltare roboanti preoccupazioni per il futuro, di cui non troviamo traccia nell’agire politico. Mi viene in mente l’occasione storica mancata dal M5S che ha volutamente condannato all’inutilità la sua importante rappresentanza politica in Parlamento, che avrebbe, invece, potuto legittimamente utilizzare per cambiare il corso della storia d’Italia, proprio così!.C’è, invece, nelle nostre riflessioni, la consapevolezza vissuta come imperativo, che noi dobbiamo vivere la politica come strumento per donare alle nuove generazioni più di quello che le precedenti hanno donato a noi: che è stato tanto.Siamo abituati anche a portarla avanti la nostra riflessione anche perché, avendo chiuso la precedente con una speranza, vogliamo capire se essa sia avvalorata da qualche segnale che la possa ragionevolmente ulteriormente accreditare o, piuttosto, essere revocata in dubbio, a causa degli eventi abbastanza significativi verificatisi in appena quattro mesi.Per cercare di indagare seriamente ed in maniera ordinata quel che è accaduto in questo intensissimo ed imprevisto quadrimestre, pensiamo di procedere col ragionamento, osservando quel che è accaduto nei distinti e diversi settori della vita: quello politicoistituzionale e quello economico-sociale, servendoci, quando possibile, di numeri, che come sappiamo misurano la realtà, e quando i numeri non ci sono, producendo un ulteriore sforzo sintetico, alzando le antenne, col massimo di obiettività e tenendo i piedi ancorati per terra.

 

IL QUADRO POLITICO – ISTITUZIONALE.

L’anno 2013 ci ha lasciati con un finale travolgente.
A. Nell’udienza del 04 dicembre la Corte Costituzionale ha dichiarato:
1. l’illegittimità costituzionale dell’art. 83, comma 1, n. 5, e comma 2, del D.P.R. 30 marzo 1957 n.361 (Approvazione del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati);
2. l’illegittimità costituzionale dell’art. 17, commi 2 e 4, del decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533 (Testo unico delle leggi recanti norme per l’elezione del Senato della Repubblica);
3. l’illegittimità costituzionale degli artt. 4, comma 2, e 59 del D.P.R. n. 361 del 1957, nonché dell’art. 14, comma 1, del d.lgs. n. 533 del 1993, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza per i candidati.La relativa sentenza è stata pubblicata sulla G.U. del 15/01/2014.
B. Matteo Renzi vince a mani basse, col 68% dei voti, il Congresso Nazionale del PD, celebrato l’8/12/2013.
C. Soltanto 24 giorni prima Berlusconi aveva varato il ritorno a “Forza Italia” (16 novembre 2013) ed annunciato il ritiro della fiducia al Governo Letta, ma questa decisione non era stata condivisa dai Ministri in quota PDL (Alfano, Quagliarello, Lupi, Lorenzin e De Girolamo) che avevano costituito una nuova formazione politica – il Nuovo Centro Destra (NCD) e confermato, invece, la fiducia al Governo.
Il neo-segretario PD si propone come primo obiettivo la riforma della legge elettorale ed a fine gennaio viene annunciato l’accordo PD-FI sui punti fondamentali che di essa dovranno far parte, per assicurarsi che sia preservato sicuramente il sistema bipolare e che il giorno dopo ci sia sicuramente un vincitore, cancellando così, finalmente, il “porcellum”, peraltro già bocciato dalla Corte Costituzionale.
Malgrado il riavvicinamento con i democratici, Forza Italia continua comunque a sparare contro il Governo Letta. Si avverte nell’aria la precarietà e provvisorietà delle intese raggiunte, per nulla soddisfacenti se messe in relazione alla dimensione e gravità dei problemi da affrontare: il rispetto dei vincoli previsti dai Trattati dell’Unione Europea più orientati al contenimento del debito sovrano in rapporto al PIL ed alla riduzione della spesa pubblica, che al forte ed urgente bisogno di costruire un’Europa più competitiva e solidale, in grado di dotarsi di strumenti finanziari capaci di generare risorse da investire per dare urgente risposta ai problemi riguardanti la mancata crescita economica e la dilagante disoccupazione.
Si fa strada, proprio per questo, l’idea che il Governo Letta non sia esattamente quello che occorre al Paese per provare ad uscire dall’emergenza interna ed internazionale e che è, invece, necessario ed urgente, innestare una marcia in più. Questa idea si fa strada soprattutto nel PD, anche se trova qualche riserva strumentale tra gli alleati che lo sostengono.
E’ questa la ragione per cui la Direzione del Partito il 13 febbraio 2014 con 136 sì e 16 no, vota il cambio della guardia a Palazzo Chigi e candida il Segretario del Partito Matteo Renzi come primo Ministro.
Il giorno dopo Letta sale al Colle e rassegna le dimissioni; il suo mandato cesserà il giorno dopo del giuramento del nuovo Primo Ministro.
Il 17 febbraio Matteo Renzi viene incaricato dal Presidente della Repubblica di formare il nuovo Governo; il 21 febbraio accetta l’incarico, presta giuramento nelle mani del Capo dello Stato, presenta la lista dei Ministri ed il 24 e 25 febbraio ottiene dal Parlamento la fiducia.
La maggioranza che sostiene Renzi è composta da PD – NCD – Scelta Civica – Popolari per l’Italia – Autonomie (SVP, PSI, MISTO).
Come è possibile constatare in 12 giorni si completa l’iter di nascita del nuovo Governo, che risulta formato da 16 Ministri (8 donne ed 8 uomini), che, a dire il vero, avvia a spron battuto l’azione di governo, sia sul piano interno che su quello internazionale.
Due filoni di problemi vengono immediatamente affrontati dal Presidente del Consiglio e Segretario del PD: il primo riguarda le peculiari attività di Governo, da decidere assieme alla maggioranza che lo sostiene; il secondo attiene la riforma della legge elettorale e le riforme costituzionali ed istituzionali che per esplicita posizione del Segretario del PD sono materia da trattare con tutte le forze politiche presenti in Parlamento. Una situazione,
dunque, complessa che vede in azione possibili diverse maggioranze, una limitata all’azione di Governo l’altra operante per realizzare le riforme; riforme attese in verità da oltre vent’anni e mai realizzate, il che ha comportato per l’Italia un lungo tempo di decrescita economica e la posizione di fanalino di coda all’interno dell’Unione.
Il nuovo Governo si caratterizza per il suo metodo di lavoro e la sua dichiarata volontà di individuare le possibili soluzioni ai tanti problemi sul tappeto, in tempi certi.
Tra i suoi primi provvedimenti proviamo a ricordare i più significativi, in itinere o già legge: Riforma della legge elettorale.
Approvata dalla Camera dei Deputati il 12 marzo 2014 passa ora all’esame del Senato. Queste le caratteristiche del nuovo sistema elettorale cosi’ come uscito dalla Camera: soglie di sbarramento al 12% per le coalizioni, 4,5% per i partiti all’interno di coalizioni e 8% per i partiti che corrono da soli; suddivisione del territorio nazionale in circoscrizioni regionali, suddivise in collegi plurinominali che non dovranno superare il numero di 120 cui e’ assegnato un numero di seggi da tre a sei; premio di maggioranza del 15% assegnato alla coalizione o lista vincente che supera al primo turno il 37% dei voti; turno di ballottaggio tra le prime due coalizioni o liste, attribuzione dei seggi a livello nazionale.
Proposta di legge costituzionale per modificare il Senato ed il Titolo V della Costituzione.
Il Consiglio dei Ministri approva e propone al Parlamento la modifica del Senato (artt. 55 e 57), che si chiamerà Senato delle Autonomie; la modifica del Titolo V della Costituzione, che eliminerà le competenze concorrenti Stato – Regioni, l’abolizione totale del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) e delle Province.
Legge 07.04.2014, n.56 – Riforme in materia di EE.LL.

Istituzione e disciplina delle Città metropolitane, la ridefinizione del sistema delle province ed una nuova disciplina in materia di unioni e fusioni di comuni. Ulteriori disposizioni riguardano la normativa sugli organi dei comuni.

IL QUADRO ECONOMICO-SOCIALE

Il Paese non cresce da lungo tempo, il debito pubblico, invece, continua a crescere e con esso, se non arrestata, crescerà la spesa/anno per gli interessi sul debito.
Senza crescita economica è impossibile creare nuovi posti di lavoro ed il tasso generale di disoccupazione ha raggiunto il livello del 13%; quello giovanile il 42,3%.

Primi provvedimenti del Governo, in itinere: Sblocco e pagamento debiti della P.A. verso il sistema imprese – Fondi alle PMI – Riduzione del cuneo fiscale per dare immediato respiro ai settori produttivi e promuovere la crescita economica – Facilitazioni creditizie alla spesa per investimenti produttivi.
Lotta agli sprechi e taglio della spesa pubblica inutile.
Azione sul piano internazionale di promozione degli investimenti europei ed esteri in Italia.
L’intervento complessivo del Governo nel campo economico-sociale è stato definito col nuovo Documento Economico Finanziario (DEF), varato dal Consiglio dei Ministri proprio qualche giorno fa.

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La mole di lavoro prodotta da Matteo Renzi nei primi 120 giorni di Segretario del PD e nei 45 giorni di Capo del Governo è sotto gli occhi di tutti e ciascuno farsi un’idea del senso di marcia applicandosi per conoscere il dettaglio delle soluzioni proposte. Ciascuno ha la possibilità, di formarsi una opinione e provare a dare una risposta alla domanda che ci siamo fatta all’inizio: osservando i fatti accaduti nel quadrimestre dicembre 2013 – marzo 2014
possiamo considerare credibili e confermati alcuni segnali di speranza intravisti nel 4° trimestre dello scorso anno? Proviamo ad aiutarci con qualche numero e con qualche riflessione aggiuntiva.
Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale è destinato a migliorare il pil dell’Unione Europea (+1,2 nel 2014; + 1,5 nel 2015) e dell’Italia (+ 0,6 nel 20014, conoscendo finalmente la crescita e +1,1 nel 2015).

La Banca Centrale Europea, ha anticipato che per combattere il rischio deflazione è pronta ad intervenire “anche con misure non convenzionali” in caso di necessità, il che fa presupporre che è stato individuato un possibile pericolo ai fini della crescita (il calo dei consumi) e che sono stati previsti i possibili interventi.
L’Agenzia Moody’s (tra le più importanti agenzie di rating nel mondo), che assegna il rating ai debiti sovrani (misura cioè la solvibilità dello Stato debitore) il 14 Febbraio ha confermato per l’Italia il rating Baa2 (Media qualità, qualche elemento speculativo, rischio d’insolvenza medio), ma ha portato l’outlook da negativo a stabile.
Lo spread BTP – BUND, l’indice che misura il differenziale tra gli interessi da corrispondere ai sottoscrittori del debito pubblico italiano/tedesco, il 9 gennaio 2014 valeva 200; il 13 febbraio (la direzione del PD candida Renzi a Primo Ministro) valeva 203; oggi, 9 aprile 2014, vale 162. Cresce come si vede la credibilità del Paese.

Si tratta, a ben vedere di segnali interessanti precursori di suscettibili di miglioramento del quadro generale.
Se si manifestano serie e determinate volontà di cambiamento negli organi costituzionali, in particolare Governo e Parlamento, e gli uomini di governo manifestano virtù e volontà di uscire dal pantano, possiamo guardare con speranza e fiducia al futuro. L’anno che abbiamo davanti è particolarmente difficile ed impegnativo, per l’Europa, per l’Italia, per la nostra Calabria, anch’essa stracarica di scadenze ordinarie e straordinarie.
Oltre alle elezioni europee di maggio la nostra terra è probabile che debba affrontare quelle per il rinnovo del Consiglio regionale e per la istituzione della Città metropolitana di Reggio Calabria.

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