Tutti hanno diritto a vivere in pace! Ne siamo convinti come singoli cittadini e come membri dell’Associazione fra ex consiglieri regionali della Calabria, custodi e memoria storica della democrazia partecipata del massimo consesso del potere decentrato dello Stato (previsto dal Titolo V della Costituzione) di una delle regioni italiane più periferiche ed esposte del bacino del Mediterraneo, il “Mare Nostrum”, tra le terre di maggiore approdo di migliaia di migranti spesso in fuga da guerre, violenze e ingiustizie.
Da sempre l’umanità è alle prese con atroci e prolungati conflitti, spesso da noi dimenticati, sconosciuti, perché molto distanti e di scarso impatto con la nostra vita quotidiana. Solo quando la guerra è in Europa (vs quanto sta accadendo in Ucraina), o alle sue porte e in aree di sua influenza-interesse, come il Medio Oriente, ci sentiamo coinvolti e preoccupati temendo il peggio per le nostre sicurezze e stabilità raggiunte dopo il 1945.
Da quasi 80 anni viviamo in pace in Italia (esempio di democrazia compiuta) e nei Paesi europei che hanno dato vita all’attuale UE, un diritto acquisito dopo un atroce conflitto dalle cui macerie umane e materiali il mondo occidentale avrebbe tratto la lezione (il condizionale è d’obbligo in questo contesto molto fluido), quella di risolvere le controversie tra Stati con la diplomazia e il dialogo. Per questo è stato istituito l’ONU e dato vita a istituzioni e organismi sovranazionali (UE inclusa), dove poter stemperare le tensioni e creare interessi comuni, mettendo da parte i nazionalismi che sono stati nella storia la principale causa dei conflitti.
Noi europei stiamo dando l’esempio di una lunga convivenza pacifica, ma poco facciamo affinché quest’esempio possa essere imitato in altre parti del mondo. Se qualcuno non ci riesce da solo, altri, ad iniziare dalla nostra Europa, hanno il dovere di intervenire per il bene dell’umanità intera. Ed è quello che si deve fare per le popolazioni arabe e israeliana del martoriato Medio Oriente, dove vive anche una sempre più sparuta minoranza cristiana nella terra in cui due millenni anni fa mosse i primi passi il Cristianesimo caratterizzante la nostra cultura occidentale.
La storia delle lunghe e gravi tensioni, spesso sfociate in guerre ed humus dove germogliano gruppi terroristici irrorati da Stati “canaglie”, la conosciamo tutti. In Palestina è iniziata nel 1948 e l’Olocausto, che l’ha preceduta, poco ha insegnato a tutta l’umanità, incluso il popolo israeliano. Olocausto figlio di quell’ingiustizia e sopraffazione nei confronti del più debole che ancora oggi, dopo otto decenni, non si riesce a debellare in non pochi essere umani, alcuni ai vertici di Stati, di diversa nazionalità, cultura e religione.
Non ci dilunghiamo ma solo sottolineare quanto è stato sostenuto da un grande economista e sociologo, il beato Giuseppe Toniolo (1845-1918), ideatore delle “Settimane sociali dei cattolici italiani”, nel rivolgere a Benedetto XV, il pontefice che ha definito la prima guerra mondiale l’«inutile strage», il suo accorato invito, quello di prendere in mano le sorti del mondo nel porsi accanto all’autorità politica per la sua grande autorità morale al di sopra delle parti, non vincolata al potere dei singoli Stati. È un po’ quello che hanno fatto i suoi successori da Giovanni XXIII, con l’enciclica Pacem in terris, a Paolo VI, il primo pontefice a tornare come successore di Pietro in Terra Santa, a Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, tutti rappresentanti di quella «grande autorità morale» che non può restare inascoltata dinanzi a tale inaudita violenza.
Cosa possiamo fare nel nostro “piccolo” di calabresi? Incoraggiare, sostenere ogni sforzo diplomatico e di dialogo costruttivo per una pace immediata e duratura, oltre a compiere dal “basso”, dai nostri territori, gesti che contribuiscano alla pacificazione di popoli da sempre in lotta tra loro. Ci sono realtà associative in Italia del Terzo settore, di ispirazione laica e cristiana, che tanto si prodigano ad accogliere e far convivere persone diverse per etnia, nazionalità, cultura e religione, soprattutto giovani, aiutandole ad estirpare dai loro cuori e dalle loro menti l’odio per l’altro. E’ un odio spesso trasmesso, insegnato dalla comunità d’origine fin da giovanissimi, principale nemico della pace in Medio Oriente e in tutte le parti del mondo in conflitto. Le nostre Istituzioni regionali e locali sostengano queste realtà affinché possano contribuire sempre più, dal “basso”, a determinare un solido processo di pace a partire dai singoli cittadini per arrivare alle intere nazioni.
Per quanto riguarda la nostra Associazione uno dei suoi progetti, rientranti nelle sue finalità statutarie, è quello di concorrere a quanto appena richiamato anche con la promozione di incontri che possano sensibilizzare l’opinione pubblica.
Vorremmo proporre ai nostri soci un incontro, da programmare nella primavera – estate 2024, nella città metropolitana di Reggio Calabria, da secoli meta di approdo della sponda “nord” del Mediterraneo per tanti migranti. Si narra che lo è stata anche per Paolo di Tarso, l’Apostolo delle Genti, che da persecutore dei cristiani fu a sua volta martire perché convertitosi al Cristianesimo diventando grande annunciatore-testimone del Vangelo di Cristo.
Tra i relatori a questo nostro incontro saremmo lieti e onorati se ci portasse la sua testimonianza il cardinale Gualtiero Bassetti, già presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che durante il suo mandato in CEI tanto si è adoperato per la realizzazione del progetto “Mediterraneo, frontiera di Pace”. Evento di rilevanza internazionale che ha visto fin dalla prima assise, svoltasi a Bari (20-23/02/2020), a cui ha partecipato alla giornata conclusiva Papa Francesco, i rappresentanti di Istituzioni civili e religiose di città metropolitane di oltre venti Paesi del bacino del Mediterraneo con una numerosa presenza di giovani. Iniziativa che è proseguita a Firenze (2022), a cui hanno partecipato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l’allora presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi, e quest’anno a Marsiglia con Papa Francesco e il Presidente francese Emmanuel Macron.
A ispirare il cardinale Bassetti è stata la figura di un grande laico cristiano, Giorgio La Pira (1904-1977). Il professor La Pira, definito il sindaco “santo” di Firenze, fu l’artefice del progetto denominato “Colloqui mediterranei”, intendendo per Mediterraneo la culla delle civiltà monoteiste che chiamava «la triplice famiglia di Abramo». Il “Mare Nostrum”, secondo La Pira, doveva riprendere il suo posto nella storia in un mondo sempre più minacciato da guerre nucleari e distruzione. Una costruzione della pace che passava anche dalla preghiera e dalla contemplazione, oltre che dalla diplomazia e dal dialogo politico inteso dallo stesso La Pira attraverso i “Colloqui mediterranei”. Insomma un ulteriore richiamo all’intervento di quella «grande autorità morale» che era all’epoca, come lo è oggi, la Chiesa.
Per questo è interessante coinvolgere ed ascoltare gli uomini di Chiesa impegnati a costruire un “Mediterraneo, frontiera di Pace”.
Facciamo nostro l’appello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella del 18 ottobre scorso, al Quirinale, in occasione della cerimonia di consegna delle insegne di Cavaliere dell’Ordine “Al merito del lavoro” ai Cavalieri del lavoro nominati il 2 giugno scorso. Il capo dello Stato afferma che «la storia ci chiama a un’ora di responsabilità».
L’aggressione russa all’Ucraina, il barbaro attacco di Hamas contro Israele, la spirale di violenze che si è perseguita, la destabilizzazione che rischia di coinvolgere l’intero Medio Oriente – per restare soltanto nell’area del Mediterraneo allargato – reclamano un’Europa capace di esercitare la propria positiva influenza. Un Continente capace di testimoniare con convinzione i propri valori di pace, di cooperazione, di rispetto dei diritti delle persone e dei popoli».