ASSOCIAZIONE FRA EX CONSIGLIERI REGIONALI DELLA CALABRIA
ASSEMBLEA DEI SOCI
LAMEZIA TERME – AERHOTEL PHELIPE – SABATO 11 NOVEMBRE 2006 – H.10,00
RELAZIONE DEL PRESIDENTE

Gentili Signore, cari amici e colleghi,

l’odierno incontro è dedicato ad un adempimento statutario ricorrente: la riunione dell’Assemblea dei soci annuale, che discute e delibera i programmi di attività per l’anno successivo ed il relativo bilancio di  previsione. Oggi, dunque, discutiamo e  programmiamo le attività che pensiamo di poter realizzare nell’anno 2007.

E’, ormai, tuttavia, abitudine consolidata, che le nostre discussioni non si fermino alle iniziative ed attività sociali, avendo unanimemente concordato che una Associazione come la nostra, per la sua peculiarità, riferita allo status dei suoi soci, debba interessarsi dei problemi istituzionali, politici ed economico-sociali che sono propri della nostra Calabria, nel senso che, per la sua natura, ha il dovere di esprimere e far conoscere la propria opinione sui problemi che costituiscono il quotidiano cruccio dei cittadini calabresi.

Discutiamo anche, quando è necessario, ma, sinceramente non ne siamo assillati, dei doveri che ci derivano dal 4° punto dell’art. 3 del nostro Statuto “Finalità e scopi” che, testualmente, recita:
“Tutelare gli interessi dei Consiglieri al cessare dalla carica, nonché quelli dei loro superstiti, offrendo la necessaria assistenza nei rapporti con l’ufficio di Presidenza e la struttura burocratica del Consiglio Regionale”.
Questo richiamo è fatto a proposito perché, con nostra meraviglia, siamo stati oggetto di attenzione da parte di un quotidiano nazionale: “Italia Oggi” che, avendoci rintracciati in un elenco della Commissione Europea, come beneficiari di finanziamenti comunitari, ha pensato bene di chiosare a suo modo la nostra esistenza, raffigurandola come una vera e propria lobby bipartisan a fini di tutela di interessi corporativi.

Sicché la relazione, doverosamente, spazierà anche su questi problemi, per offrire all’Assemblea dei soci un quadro completo della situazione, spunti di riflessione e stimoli al dibattito interno, in maniera che le conclusioni cui perveniamo possano risultare responsabili, partecipate e, speriamo, anche utili alla soluzione dei problemi di cui discutiamo e, nella misura in cui lo decidiamo, rese note alla pubblica opinione.

Nella precedente Assemblea dei Soci, quella del 6 maggio 2006, tenutasi immediatamente a valle delle elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento, abbiamo espresso le nostre riflessioni e considerazioni su quattro questioni a noi apparse di sicuro rilievo, che hanno connotato l’ultima tornata elettorale:
1. la pessima legge elettorale in base alla quale è stato rinnovato il Parlamento;
2. l’alta percentuale di partecipazione al voto;
3. il risultato elettorale che ha visto la vittoria della coalizione di centro-sinistra; un risultato che, per la prima volta nella storia democratica, ha fatto registrare una vittoria elettorale parziale (per fissarla con una immagine il Parlamento viene raffigurato come un’anatra zoppa);
4. la direzione di marcia del sistema politico, che è sembrata orientata verso la riconferma del bipolarismo.
Va ancora ricordato, che quella stessa relazione, che con gli arricchimenti emersi dal dibattito è stata poi approvata all’unanimità, dopo avere offerto alla considerazione dei soci le quattro riflessioni sopra richiamate, ha evidenziato la anomalia Calabria. L’anomalia, stavolta, è stata segnalata dalla presenza nella competizione elettorale di una nuova lista, voluta dal Presidente della Regione, in rottura col suo Partito, che prima lo aveva voluto e proposto e poi concorso ad eleggerlo a Presidente della Regione. A questo proposito, mi permetto di riproporre, ora, le considerazioni allora espresse, perché tornano utili alla ripresa del ragionamento, essendosi verificate subito dopo le elezioni, le funeste conseguenze  da noi paventate  a Maggio.
Ecco cosa abbiamo detto e scritto nell’ultima Assemblea:
“ Ma nella nostra Regione sono accaduti fatti politici che, pur non avendo originato grandi spostamenti di consensi tra le due coalizioni, rispetto alla precedente consultazione elettorale regionale, hanno fatto registrare separazioni e smottamenti di consenso non trascurabili, destinati probabilmente ad avere qualche influenza sulla vita futura del governo regionale e della vita politica regionale.
Sempre in quella relazione dicevamo che………………….
Appartiene alla cronaca il duro scontro tra il Presidente della nostra Regione ed i vertici nazionali del suo Partito che ha portato ad una scissione sul piano elettorale.
Ad alcuni la reazione messa in atto dal Presidente e dai suoi amici  è apparsa positiva ed è culminata nella presentazione di liste separate (Margherita e Codacons), anche se collegate allo stesso candidato Presidente, (Prodi), ad altri è sembrata abnorme, non proporzionata, per le conseguenze tutte negative ipotizzabili in Calabria”.

E veniamo ora all’incontro di oggi.

Delineata questa cornice, vediamo di andare, adesso, alla scansione delle nostre riflessioni, punto per punto, prima di entrare nel vivo dell’ordine del giorno dell’Assemblea; partendo, mi sembra il caso, proprio dalla crisi del governo Regionale, intervenuta a valle delle elezioni politiche, risolta, ma non del tutto, e dalle alte tensioni che impediscono alle istituzioni e, dunque, alla Calabria, di imboccare la strada giusta per affrontare le sue permanenti difficoltà e vincere la battaglia per impedire il suo declino.

La prima considerazione che offro all’Assemblea, si riallaccia alle opinioni espresse a Maggio e vuole essere anche un doveroso omaggio alla lealtà ed alla trasparenza. Tra coloro che all’addensarsi delle nubi sul cielo politico della Calabria  ritennero “abnorme, non proporzionata, per le conseguenze tutte negative ipotizzabili in Calabria”  la decisione del Presidente della Regione di presentarsi alle elezioni politiche con un suo Partito, c’eravamo anche noi.

La nostra istintiva sensibilità politica, la nostra formazione, la nostra esperienza, ci indussero, infatti, a pensare che prima o poi quella decisione, mirata a difendere solo piccoli feudi personali, interessi di bottega, insomma, avrebbe portato alla crisi del governo regionale. La crisi, infatti, è esplosa subito in tutta la sua virulenza e quello che avevamo temuto si è puntualmente verificato: la paralisi delle attività amministrative, della funzione legislativa, uno sfrenato dispiegarsi soltanto dell’esercizio spicciolo del potere, uno scontro senza precedenti  tra potere politico e potere burocratico. La gravità di quest’ultimo aspetto minaccia di affossare definitivamente la Regione, che ondeggia tra la mortificazione totale delle funzioni dirigenziali, assolutamente private di qualsiasi autonomia prevista dalla legge e la disobbedienza della struttura burocratica allo strapotere delle sovrastrutture di partito, che ormai infestano ed imperano in ogni settore della vita istituzionale della Regione.

La scelta del Presidente della Regione di essere Presidente del suo Partito, piuttosto che Presidente eletto direttamente da tutti i cittadini, ha trasformato l’Istituto regionale in un campo di battaglia, nel quale è prevalente l’esercizio del “tutti contro tutti“, in difesa di dignità, ruoli e sopravvivenza, che tutti percepiscono come minacciati, ma senza saper dire da chi, mentre la politica che dovrebbe vedere al centro delle sue preoccupazioni ed attenzioni le popolazioni calabresi ed i loro grandi ed innumerevoli problemi, è latitante e non rintracciabile.

Accanto a questa considerazione, e certo non a caso, abbiamo il dovere di rilevare la recrudescenza, oltre i limiti conosciuti, dell’attivismo della malapianta organizzata, la “ndrangheta” che domina e condiziona la Calabria e che compie ogni giorno efferatezze diffuse sull’intero territorio e di una presenza dello Stato (cioè di tutti noi: Istituzioni, sistema politico- sociale e cittadini) sul versante della prevenzione, che oscilla tra l’allarme sociale quotidiano e l’indifferenza, l’effimero, l’evasione, mentre sul versante della sicurezza e della legalità, si assiste ad una alternanza di stagioni che dimostrano quanto discontinua sia l’azione dello Stato dal lato della repressione.

Ed accanto, ancora, siamo costretti a registrare una condizione della nostra Regione che una trasmissione televisiva di successo: “Annozero”,  ha documentato con quelle testimonianze e con quelle immagini.  La Regione è in difficoltà anche sulla questione morale; anche su questo terreno assistiamo ad un ondeggiare sospetto e ad una duttilità di interpretazioni circa il rapporto corretto che deve intercorrere tra l’eletto e la Istituzione e c’è una quotidiana esercitazione ad essere, di volta in volta, permissivi od oltranzisti, rigorosi o indulgenti, fiduciosi o scettici sulla funzione e l’azione della Magistratura.
Noi abbiamo sempre pensato che la questione morale sia unica e che non è possibile che vi sia qualcuno che, arbitrariamente, si auto-attribuisca la facoltà di azionarla ad libitum; la questione morale è una questione oggettiva, che esula persino dall’essere o meno imputati o dall’essere o meno innocenti rispetto ad una condanna; una questione che si propone, dunque, tutte le volte in cui la politica non riesce ad essere trasparente ed al di sopra di ogni sospetto, divenendo, così, responsabile di allarme sociale e di discredito delle Istituzioni pubbliche elettive. Una questione, quindi, da trattare e regolare  in maniera generale ed astratta, con regole valevoli “erga omnes”, un codice etico, non riferibile al caso concreto A o B, che entra in funzione al verificarsi delle condizioni ipotizzate. Tutto questo può apparire eccessivamente punitivo e penalizzante, persino ingiusto, ma non c’è un’altra strada, una scorciatoia, in condizioni di emergenza, come quella in cui versa la nostra Regione, per fare prevalere la politica e le sue ragioni e conferirle l’indiscusso primato e l’autorevolezza necessari per uscire dall’emergenza e dalle difficoltà.  Ma perché ciò si verifichi c’è bisogno di un autocontrollo serio, basato si regole e sulla imparzialità di un saggio, chiamato, casomai, a farlo rispettare nei casi concreti.

Siamo assaliti dal dubbio che la classe politica eletta per governare la Calabria non sia nella migliore condizione per esercitare questa responsabilità ed operare questa scelta. Il che non vuole essere un giudizio, me ne guarderei bene, ma la percezione che le difficoltà pregresse e le situazioni negative emerse in questi anni ed emergenti, costituiscano una miscela esplosiva  di fronte alla quale la politica, da sola,  non sia in grado di farcela ed a riprendere il controllo della situazione e sia sempre più costretta a retrocedere, a regredire rispetto alla stessa società, fino a rinchiudersi come in un “bunker” con lo spirito di “salvare il salvabile”, mentre tutto si perde.

Da qui la percezione del pericolo e la ragione dell’allarme. Allarme perché allo sconforto per la drammaticità della condizione della nostra Calabria può far seguito, se non è già iniziato, un processo di assuefazione, di omologazione ………tutto il lavoro è sommerso……….tutto il potere è ndrangheta…….. tutto è illegalità………tutto è a rischio…….. e dopo, ancora, la resa all’ineluttabile.

 Da qui la convinzione forte che se la politica da sola non ce la fa, la società civile, di cui noi siamo parte, non può non muoversi e fare e per intero il proprio dovere.

Per completare il quadro delle difficoltà, chissà quanto ancora potremmo e dovremmo dire, ma penso che, per adesso, possa bastare così, lasciando ai nostri soci, in ogni caso, la libertà di integrare, correggere, arricchire.

Rileviamo questa condizione, di estrema difficoltà, con una sofferenza indicibile e vorremmo che fosse soltanto un incubo, un momento passeggero, dunque; ma la realtà ha questi connotati ed è con essa che tutti abbiamo il dovere di fare i conti.

Non si può scappare da questa realtà; occorre, allora, che tutti, tacendo per qualche giorno, ci interroghiamo sulle responsabilità e facciamo a gara nel cambiare subito registro: si può, veramente, passare alla storia se il cambiamento diventa immediato, incisivo e pubblicamente percepibile; le occasioni non mancano.

Il Presidente della Regione, ad esempio, per le grandi responsabilità che a lui ha conferito il corpo elettorale, potrebbe dare il buon esempio, sciogliendo quella specie di Partito che ha messo in piedi; sarebbe una decisione saggia, di buon senso ed anche coraggiosa.

Affermo questo perché assieme a voi penso che i proclami non bastano più; che occorrono, invece, svolte e discontinuità politiche immediate, misurabili da comportamenti concreti, giornalieri ed inequivocabili, trasparenti e conformi a legge, da leggi che si approvano e puntualmente si applicano, da atti amministrativi legittimi e trasparenti, da attribuzione di incarichi e funzioni rispondenti a legge, che rimettano in moto la macchina burocratica ferma, bloccata, senza obiettivi e senza mission.
 
Chiedo, su questo punto, all’Assemblea di fare un passo avanti e, forti del Convegno che abbiamo fatto a Reggio C. sui “Sessant’anni di Repubblica: 1946:2006”, e delle opinioni e valutazioni che abbiamo espresso sulle due grandi incompiute della vita repubblicana: “la questione meridionale e la legalità” e “le mancate riforme costituzionali”, di assumere una determinazione che faccia conoscere all’esterno la nostra opinione ed abbia eco nella società calabrese.

Anche noi possiamo e dobbiamo fare qualcosa; ancora di più di quello che stiamo facendo quando, con i nostri numerosi Convegni,  segnaliamo alla pubblica opinione ed alle Istituzioni,  con la passione per la politica delle cose e dei problemi e lo spirito di servizio che ci anima, le  carenze del Nuovo Statuto regionale, specialmente in materia di controlli, la drammatica situazione dell’ordine pubblico e della imperante illegalità nel Mezzogiorno d’Italia e le due grandi incompiute della storia della Repubblica: le riforme necessarie riguardanti la seconda parte della Costituzione e la “questione meridionale”.

Abbiamo detto nel Convegno del 6 e 7 Ottobre a Reggio, che ha registrato numerose presenze di colleghi ex Consiglieri delle altre Regioni (in rappresentanza di 12 Regioni), di relatori, anche studiosi di prestigio, del diritto e dell’economia, esterni alla Regione o calabresi, docenti nelle nostre Università e nell’Università di Messina, nella più assoluta assenza di Consiglieri regionali in carica, tutti occupati, ovviamente, in attività concomitanti o in impegni precedentemente assunti (sebbene preavvisati a Luglio ed invitati a metà Settembre, con avviso a casa e consegna dell’invito presso il Consiglio Regionale), che occorre prodursi tutti assieme in uno sforzo premuroso e generoso per tentare di salvare la Calabria ritrovando, soprattutto da parte di chi ne ha la responsabilità primaria, gli eletti nelle Autonomie locali, la forza ed il coraggio di farlo; dunque, in primis, da chi è stato votato dai cittadini per governare la Calabria, sia che faccia parte dell’Esecutivo, sia che faccia parte del Consiglio, sia, ancora da parte di tutti coloro, e sono tanti, che sono stati incaricati di una funzione o di un ruolo amministrativo in Consigli di Amministrazione o nell’alta burocrazia.

Non desidero qui proporre l’esercizio di un diritto che pure mi appartiene come elettore della coalizione che ha vinto le elezioni regionali del 2005, potendo confessare con serenità di avere votato per la maggioranza che governa la Regione; propongo, invece, di esercitare il diritto di cittadinanza attiva, quello che consente a chiunque sia cittadino calabrese, indipendentemente dal Partito che ha votato, di chiedere conto e ragione del come si governa e di fare proposte, anche concrete, se necessario, per aiutare la Calabria ad uscire dalle sue difficoltà.

Questa affermazione non credo valga soltanto per me. Credo, invece, che sia un minimo comun denominatore di tutti noi, per almeno due ragioni:
• chi è stato Consigliere regionale, qualunque sia la idea politica cui è legato, avverte il bisogno ed il dovere di partecipare alla vita politico istituzionale, per concorrere alla formazione delle decisioni e ricerca una sede democratica nella quale poter esprimere e far valere la propria opinione. Allo stato delle cose questa domanda di partecipazione, che è tuttora viva e vitale, non è raccolta in maniera sufficiente dalle forze politiche che, anzi, la ignorano;
• i Consiglieri regionali di ieri hanno la possibilità di trovare nell’Associazione una realtà organizzata per dare alla politica, qui intesa come servizio all’Istituto regionale non in senso partitico, un sostegno che si avvalga dell’esperienza, della saggezza, della serenità che noi possediamo e che ci deriva dalla pratica possibilità di rimuovere le ragioni di parte per fare spazio, fino a compenetrarsi profondamente, con le ansie, i bisogni veri, le paure e le grandi difficoltà del popolo calabrese.
Io penso, perciò, ne abbiamo discusso spesso nelle riunioni dell’Ufficio di Presidenza, che da queste considerazioni nasce spontanea la possibilità di fare di questa Associazione un “Osservatorio” privilegiato della condizione delle Istituzioni, della politica e dell’economia della Regione, oltre che della condizione reale del cittadino calabrese.

In questa veste, quella di cittadini che esercitano il loro diritto-dovere alla partecipazione responsabile ed in questa Associazione “Osservatorio” attento della intera società calabrese, credo che è possibile isolare almeno 4 problemi immediati che potrebbero dare il senso della svolta:
 1. al Presidente della Regione chiediamo di sciogliere il suo partito: il Partito democratico meridionale, come gesto di estrema responsabilità e buon senso, per tentare di restituire alla coalizione di governo la serenità smarrita, che occorre ad ogni costo recuperare se si vuole provare a governare la Calabria. La richiesta non è di parte, non potrebbe esserlo quando viene da noi, ma ispirata dalla considerazione che quella decisione ha falsato il patto di coesione sottoscritto nel centrosinistra, trasformando il Presidente della coalizione in Presidente di una piccola parte di essa, non qualificabile, in ogni caso inesistente nel momento della scelta del Presidente e della sua elezione. Se una tale decisione intervenisse, potrebbe essere salutare per il governo della Regione e, in questo senso, sarebbe sicuramente apprezzata dall’intera Calabria, che rintraccerebbe in essa un esempio vero di come si possa governare la Regione nel segno del servizio;
 2. all’Ufficio di Presidenza del Consiglio, di predisporre un progetto sensato e responsabile di riduzione dei costi della politica che, nel rispetto della Costituzione, assicuri la riduzione prima ed il contenimento dopo, dell’onere posto a carico del Bilancio della Regione;
 3. al Presidente della Regione ed all’Ufficio di  Presidenza del Consiglio, per le rispettive competenze, vorremmo chiedere:
a) di procedere all’immediata restituzione alla dirigenza regionale, dei  diritti, dei doveri e delle responsabilità sanciti dalla legge per l’esercizio delle funzioni amministrative, realizzando nei fatti la netta separazione tra responsabilità politiche e responsabilità burocratiche ed impegnandosi a verificare, attraverso l’azione dei nuclei di valutazione appositamente preposti, i risultati dell’attività amministrativa, al fine di premiare i dirigenti meritevoli (quelli che lo sono) e sospendere, revocare o non confermare i non meritevoli, sulla base di motivazioni oggettive, relative al mancato conseguimento degli obiettivi assegnati;
b) di rivedere con legge (non è possibile modificare le leggi  regionali con Decreti presidenziali, o come capita anche in taluni casi, con semplici delibere di Giunta), rispettando la normativa sulla privacy, ma adempiendo al dovere di dare pubblicità e trasparenza agli atti, le norme che regolano la pubblicizzazione delle leggi e degli atti Amministrativi (B.U.R. della Calabria);
          4. alla Conferenza dei Capigruppo presso il Consiglio Regionale di mettere a fuoco una normativa di legge efficace sul conflitto di interesse, sulle ineleggibilità e incompatibilità, di modo che sia possibile oggettivamente separare la sfera degli interessi personali da quella dell’interesse pubblico.

Sempre in questa veste ed in questa Associazione sarebbe possibile stilare ed approvare un documento che per un verso metta a fuoco la importanza fondamentale dei Partiti per la responsabile vitalità del sistema democratico e dall’altro li impegni ad essere rispettosi dell’art. 49 della Costituzione, che vuole che l’associarsi liberamente sia finalizzato “…a concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.

Tornando al ragionamento che abbiamo avviato nell’Assemblea di Maggio,  mi soffermerò qualche minuto sulla nefasta legge elettorale per l’elezione di Camera e Senato che ha originato l’anatra zoppa.

Io credo che noi su questa materia, prima di esprimere una nostra compiuta opinione, abbiamo la necessità di fare qualche approfondimento.

Lo studio che possiamo proporci, da portare avanti con le Università calabresi, è quello di provare ad immaginare in prima battuta dove va il sistema democratico in Italia e quale è la legge elettorale più funzionale al suo realizzarsi. E’ di tutta evidenza che un sistema elettorale maggioritario con qualsiasi correttivo si voglia introdurre ha bisogno di una legge elettorale maggioritaria e che un sistema proporzionale, invece, abbia la necessità di avere a proprio sostegno una legge elettorale proporzionale, ancorché integrata da correttivi adeguati.

Qualsiasi sistema politico, in ogni caso, deve avere a suo fondamento la garanzia della partecipazione dei cittadini alla vita politica. Gli stessi partiti politici devono avere alla loro base la rappresentatività democratica ed assicurare ai propri soci non solo e non soltanto la libertà di espressione, ma anche la libertà di rappresentare e rappresentarsi. La caratteristica fondamentale della democrazia è la tutela delle minoranze che apposite regole devono assicurare. Le maggioranze hanno i numeri per rappresentarsi e tutelarsi, quelli che devono essere, dunque, garantiti, perché la democrazia abbia vita reale, sono gli spazi delle minoranze; così, anche nei Partiti politici.

Nel programma dell’Associazione per l’anno 2007 pensiamo che debba trovare collocazione una discussione attrezzata sulla riforma della legge elettorale. Una riflessione aggiuntiva, dovrà essere prodotta per quanto riguarda la legge elettorale regionale.

Il secondo argomento da riprendere dalla relazione all’Assemblea di Maggio riguarda l’alta percentuale di partecipazione al voto per il rinnovo del Parlamento.

Non c’è alcun dubbio che la partecipazione al voto, risultata superiore all’83%, ha destato sorpresa, partendo dalla considerazione che, avendo la legge elettorale abolito la preferenza, avrebbe potuto verificarsi una minore propensione degli elettori a recarsi alle urne, specialmente in determinate aree territoriali del paese. Non è stato così!
Questo risultato, perciò, stimola ad approfondire le ragioni per cui una minore partecipazione al voto non si è verificata.
Una delle ragioni risiede, probabilmente, nella estrema radicalizzazione e personalizzazione della competizione elettorale, propria del bipolarismo, condotta senza risparmio di mezzi comunicativi  che, piuttosto che approfondire le differenze ideali e programmatiche delle posizioni dei contendenti, le ha semplificate, banalizzate, volgarizzate, fino a ridurle a poca cosa ed a far propendere la scelta a favore della persona, piuttosto che della bontà dei programmi e delle filosofie politiche che li ispirano.
Questo significherebbe che i fattori che finiscono con l’influenzare i comportamenti degli elettori sono sempre meno ideali e sempre meno legati ai programmi e sempre più condizionati dalle difficoltà economico sociali di breve periodo e dal calcolo delle convenienze che, naturalmente, include crescenti dosi di individualismo ed egoismo.

Ma, dobbiamo stare attenti a non semplificare, anche noi.
Sarebbe opportuno che una ricerca condotta in maniera seria si incaricasse di indagare questi comportamenti per farsene una ragione.
Anche questo, dunque, potrebbe essere un terreno su cui provare a sviluppare le nostre iniziative nel corso del 2007.

La terza riflessione di Maggio ha riguardato il risultato elettorale: la vittoria del centrosinistra alla Camera dei Deputati, per meno di 25.000 voti, che ha fatto scattare il premio di maggioranza a livello nazionale a favore di questa coalizione e la vittoria della coalizione di centrodestra al Senato, come voti e come seggi, con premio di maggioranza assegnato a livello regionale.  Va ricordato che il centrosinistra, grazie ai seggi aggiudicati in base al voto degli italiani all’estero ed alla presenza dei Senatori a vita, ha potuto bilanciare e superare di poche unità i voti del centrodestra a Palazzo Madama.
La navigazione politica del Governo, proprio per questo risultato, è una navigazione a vista, con i costi ed i benefici che essa può determinare.
Il risultato è frutto di una scellerata legge elettorale, votata non già per aiutare il sistema democratico a governare il paese, ma, piuttosto, per creare una situazione di ingovernabilità. Se il risultato elettorale non è stato del tutto conforme all’obiettivo perseguito, lo si deve, appunto al voto degli italiani all’estero ed alla presenza dei Senatori a vita che, senza alcun vincolo politico, hanno liberamente scelto di sostenere il governo del paese.
Una sola considerazione, penso, si debba fare. La legge elettorale, poiché è stato provato che nella situazione data ha mirato a produrre ingovernabilità, va modificata sicuramente prima della fine della legislatura. Nel merito, una riflessione seria va condotta  previamente sulla condizione del sistema democratico italiano per commisurare ad esso, nel rispetto della Costituzione, le scelte da introdurre nella legge elettorale. Maggioritario, quanto maggioritario, proporzionale, quanto proporzionale, preferenze, quante preferenze, liste nazionali, liste regionali, etc, etc. non possono non avere come riferimento la scelta di fondo che oggi sembra propendere verso il bipolarismo.
La riflessione non dovrà trascurare di verificare la democraticità dei  partiti, elemento  di rilevanza costituzionale e la opportunità di introdurre per legge la obbligatorietà delle “primarie” per la scelta dei candidati da inserire nelle liste dei Partiti.
Anche questo aspetto, dunque, potrà costituire argomento di indagine e riflessione.

La quarta ed ultima considerazione fatta a Maggio, ha riguardato la direzione di marcia del sistema politico, che è sembrata orientata verso la riconferma del bipolarismo.

La governabilità intesa come durata del governo Berlusconi, che ha coperto l’intera legislatura trascorsa, l’alta percentuale del voto alle elezioni per il rinnovo del Parlamento, la presentazione della lista dell’Ulivo alla Camera dei Deputati, elemento di semplificazione e non solo del sistema politico, sono indubbiamente elementi che indicano una direzione di marcia, quella del bipolarismo.

Ma accanto a questi elementi favorevoli alla direzione bipolare, coesistono convinzioni e scelte che la contraddicono: la voglia di proporzionale sbarrato, la voglia di costruzione di un terzo polo, la forte ed in alcuni casi stridente eterogeneità delle coalizioni esistenti ed una legge elettorale che ai più risulta inaccettabile per il futuro.
Anche questa riflessione merita una attività di approfondimento e di aggiornamento, sperando che presto emergano volontà e comportamenti convergenti, capaci di assicurare al sistema democratico un assetto stabile che si faccia carico di realizzare le modifiche costituzionali alla II^ parte della Costituzione, necessarie per favorire la modernizzazione dello Stato e la effettiva e concreta partecipazione dei cittadini alla vita democratica.

Di quest’ultima necessità, quella che si richiama all’urgenza di mettere mano alle riforme costituzionali, ci siamo fatti carico nella I^ sessione del nostro Convegno di Reggio Calabria, segnalando alla politica ed alle istituzioni questa incompiuta che merita di essere affrontata e risolta, con un appello significativo: mai più riforme costituzionali a maggioranza, ma solo modifiche largamente condivise, per dare senso alla democrazia compiuta e conquistata una volta e per sempre, che vuole che le regole di funzionamento dello Stato non siano mai di parte ma risultino largamente condivise, in Parlamento e nel Paese.
Anche in questi giorni da più parti è stata evidenziata la attualità di questo tema anche se circola un certo scetticismo sullo spirito che aleggia in questo momento tra le forze politiche, per provare a rimettere mano alle riforme costituzionali. Questi timori, tuttavia, può darsi che siano sovra pesati per via della preoccupazione che una intesa sulle riforme costituzionali condivisibili finisca col travolgere il bipolarismo.

La riflessione conclusiva che propongo all’Assemblea, su questa prima parte della relazione, è propositiva e brevissima.

L’Associazione che con spirito di servizio si pone, come è suo dovere, di fronte a queste problematiche, sa di non avere poteri decisori. Ma ha uguale consapevolezza che essa ha delle opinioni da mettere a confronto e che ha un dovere di iniziativa, che vuole mettere al servizio della democrazia e della Calabria, per aiutare entrambe a sviluppare un ragionamento utile alle istituzioni ed al  sistema democratico, quindi, anche ai cittadini calabresi.

Con questo spirito, anche a nome dell’U.P. dell’Associazione, propongo all’Assemblea di promuovere la nascita di un un “FORUM SULLA PROGRAMMAZIONE DELLO SVILUPPO ECONOMICO SOCIALE E SULLA DEMOCRAZIA IN CALABRIA”, richiedendo la partecipazione qualificata delle Università calabresi e delle organizzazioni sociali.

Se questa proposta risulterà condivisa, l’Ufficio di Presidenza si farà carico di promuoverne la realizzazione. Su questo versante, sento il bisogno di richiedere a tutti i nostri soci, anche a coloro che vivono ormai fuori dalla Regione, una generosa partecipazione alle attività ed alla formazione delle opinioni sociali.
A questo proposito voglio informare che è stato realizzato su internet e registrato il sito web dell’Associazione www.esiscalabria.org .
Il sito è formato da una parte pubblica e da una parte riservata ai soci e verrà utilizzato per comunicare all’interno ed all’esterno le attività sociali. Abbiamo, inoltre, attivato due indirizzi di posta elettronica:  exconsiglieri.calabria@consrc.it e   info@esiscalabria.org  per provare ad attivare un “Forum” interno all’Associazione, di comunicazione rapida ed efficace. E’ uno strumento formidabile che, se attivato e particato, ci pone nella condizione di dialogare in continuum, senza dispendio di troppe energie e senza eccessive perdite di tempo. Anche i cellulari, così tanto diffusi, possono essere attivati in questa direzione ed a questo riguardo studieremo se è possibile estendere e come il servizio “aziendale”.

E veniamo, ora, alla seconda parte della relazione, quella più strettamente statutaria.

L’Assemblea d’autunno prende in considerazione il programma di attività dell’anno successivo e le risorse finanziarie necessarie per realizzarlo.

Le risorse disponibili sono note e sono costituite dalle quote sociali ( i soci, aggiornati ad oggi sono: 76 diretti e 26 aggregati) e dal contributo regionale di cui alla LR n. 3/2001.

La proposta di bilancio di previsione per l’anno 2007, predisposta dall’Ufficio di Presidenza, è quella che avete trovato nella cartella dell’Assemblea.

Le attività che abbiamo preso in considerazione per l’anno 2007 sono un “continuum” rispetto a quelle del 2006.

Si tratta della riconfermata volontà di azionare i protocolli d’intesa che abbiamo sottoscritto con le Università, con gli Enti Parco, con l’ISESP e con quello che abbiamo in corso di perfezionamento con l’Università per Stranieri “D.Alighieri” di Reggio Calabria.

Nella parte politica di questa relazione, abbiamo evidenziato attività di ricerca politico-istituzionale che costituirà il punto centrale dei programmi per l’anno 2007, ma anche le relazioni con i Parchi troveranno rinnovato impulso per via dell’importanza e del significato che viene sempre più assumendo per il territorio calabrese il Progetto A.P.E. – “Appennino Parco d’Europa” concepito a livello comunitario , vero e proprio progetto di sviluppo sostenibile del territorio montano-collinare della nostra Regione, nella quale l’intero sistema dell’Appennino è, ormai, destinato a Parco (Parco del Pollino – Parco della Sila – Parco delle Serre – Parco dell’Aspromonte).

Interessante è risultata, in passato, l’attività di alta formazione portata avanti con la collaborazione dell’ISESP, che abbiamo in animo di proseguire, a condizione che siano riviste alcune impostazioni che l’Associazione ritiene irrinunciabili.

Innovativa rispetto al passato potrà risultare, invece, la collaborazione con l’Università per Stranieri “D.Alighieri” di Reggio Calabria, che, in certo senso, porta in emersione una sensibilità sociale spiccata per le problematiche della immigrazione.
Questa sensibilità è frutto della percezione di quanto sia importante per il futuro della nostra Regione, frontiera dell’Europa nel Mediterraneo, la conoscenza dei flussi e delle politiche migratorie nei paesi del bacino del Mediterraneo, anche in vista della costituzione entro il 2010 dell’Area di libero scambio.

Se ne avremo la opportunità, ma non dipenderà soltanto da noi, proseguiremo anche l’attività di promozione della cittadinanza europea attiva, per la quale abbiamo formulato qualche proposta normativa, che proveremo in futuro a verificare.

Se la proposta di costituzione del “Forum” troverà eco, potremo farci carico di funzionare da Segreteria Organizzativa e, quindi, di provvedere ad assicurare a questa importante iniziativa la migliore funzionalità.

Nel 2007, infine, ci dedicheremo col necessario impegno,  alla realizzazione delle due iniziative editoriali: l’agenzia periodica per la divulgazione delle opinioni dell’Associazione e la Rivista semestrale di Cultura e politica istituzionale.

Come ho segnalato all’inizio di questa introduzione, il quotidiano “Italia Oggi”, avendo rintracciato su una pubblicazione della Commissione Europea un finanziamento alla ns. Associazione (30 mila €uro – che per “Calabria Ora” sono diventati 30 milioni di €uro), ha pensato bene di ricamarci sopra. Questa notizia è stata  ripresa dal quotidiano calabrese “Calabria Ora” al quale dobbiamo riconoscere il merito di avere fatto diventare 3o milioni i 30 mila €uro. Vedete cosa può combinare una penna se messa in mano a persone distratte.

Non credo ci sia molto da dire; abbiamo documentato nelle cartelle gli articoli di stampa e la risposta che abbiamo indirizzato ai Direttori dei due quotidiani: “Italia Oggi” e “Calabria Ora”.

Siamo sicuri di avere fatto un buon lavoro, del quale andiamo orgogliosi. Abbiamo avuto la opportunità di trascorrere alcune settimane in mezzo ai giovani di Scuole calabresi che abbiamo trovato abbastanza interessati alla promozione della cittadinanza europea attiva.

Ripeteremo questo lavoro, nel 2007, se ce ne sarà data l’opportunità.

L’ultima questione che devo rassegnare all’Assemblea è quella riguardante la ritenuta del 10% operata dal Consiglio Regionale sull’assegno vitalizio a decorrere dal 1° gennaio 2006, effettuata a detta degli Uffici, come conseguenza della riduzione del 10° delle indennità di carica dei Consiglieri operata dall’art. 1 – comma 54 della Legge 266/2005 (Legge finanziaria 2006).

Abbiamo ricercato con ogni mezzo, verbale e scritto, per sei lunghi mesi, con lo stile che distingue sempre il nostro operato, un contatto col Presidente del Consiglio Regionale per poter spiegare la posizione dell’Associazione, senza riuscirvi. Vi risparmio la cronaca e vado all’essenziale, che è quello che importa.

Volevamo e vogliamo tuttora risolvere la questione non a modo nostro o nel nostro esclusivo interesse, attivando, come abbiamo sempre fatto, rispettose relazioni istituzionali.
Abbiamo sostenuto, tuttavia, sin dall’inizio di questa vicenda, il nostro pacifico diritto a percepire l’assegno senza alcuna decurtazione sulla base di principi fondamentali dell’ordinamento giuridico ed altro.
 Abbiamo per iscritto fatto presente il nostro aperto dissenso rispetto alla ritenuta operata, anche a sostegno di una tesi ineccepibile e giuridicamente corretta, sostenuta da un nostro socio in una serrata corrispondenza con il Dirigente del servizio gestione risorse umane ed economiche del Consiglio Regionale.
 Le ragioni che stanno dalla nostra parte e che abbiamo notificato per iscritto, sia al Presidente del Consiglio che all’Ufficio di Presidenza, per non avere avuto il piacere e l’onore di essere ricevuti, sono le seguenti:
a. l’assegno vitalizio spettante ai parlamentari nazionali ed ai Consiglieri regionali, derivante dall’aver svolto funzioni legislative a seguito di elezione a cariche rappresentative, per la sua natura, non è modificabile “in peius”, nel rispetto della sentenza n. 289/1994 della Corte Costituzionale e del principio costituzionale che vuole che i diritti acquisiti non sono revocabili, nemmeno parzialmente;
b. la legge finanziaria 2006, che ha tagliato del 10% l’indennità di carica dei parlamentari e dei Consiglieri regionali in servizio, in nessuna parte sancisce che la stessa misura sia applicata agli assegni vitalizi di ex parlamentari ed ex Consiglieri regionali, da cui il mancato rispetto, in sede applicatica, del principio  generale che stabilisce che la legge “quod voluit dixit” e “quod non dixit non voluit”;
c. a conferma della fondatezza di questi principi, va rilevato che sia il Senato che la Camera dei Deputati hanno continuato ad erogare, senza alcuna decurtazione l’assegno vitalizio in godimento,  limitandosi ad operare il blocco dell’importo erogato al 31 dicembre 2005, fino all’assorbimento del 10% degli aumenti futuri. Questo comportamento salvaguarda il principio dell’intangibilità dell’assegno, anche se non nega la partecipazione al sacrificio economico;
d. ad ulteriore conferma della legittimità della posizione sostenuta va rilevato come la stragrande maggioranza delle Regioni, a Statuto ordinario e speciale, hanno provveduto con legge regionale o con delibera dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio ad affermare la intangibilità degli assegni vitalizi in godimento. Alcune Regioni, infine, che in primo momento hanno applicato la riduzione del 10% sono già in itinere per rientrare, avendo preso atto delle determinazioni della Camera dei Deputati che storicamente hanno fatto sempre testo in materia di assegni vitalizi.
Nei colloqui con i singoli componenti dell’Ufficio di Presidenza abbiamo avuto la conferma che siano tutti convinti delle nostre buone ragioni e della saggezza della posizione sostenuta, che mira unicamente a salvaguardare il principio costituzionale dell’intangibilità dell’assegno vitalizio di cui è titolare l’ex Consigliere di oggi e di domani. Ma questo non è stato sufficiente ad ottenere l’incontro per un corretto confronto istituzionale.
Il nostro Ufficio di Presidenza, che ha seguito passo passo questo sforzo di risolvere il problema col buonsenso e con giustizia, si è, quindi, determinato di consegnare le carte al legale, conferendogli pieno mandato, per la tutela degli interessi rappresentati. Il primo atto sarà una diffida a ripristinare il diritto violato, al quale, in caso di mancata risposta, dovranno subentrare singoli atti di citazione cui l’Associazione in quanto tale fornirà pieno sostegno.
Tutto questo potrebbe essere commentato, ma io scelgo di non farlo, anzitutto perché desidero risparmiarmi e risparmiarvi l’amarezza di dover rilevare il nostro rispetto per l’istituzione e lo scadimento, invece, dell’istituzione nei nostri confronti.
Terremo aggiornati i nostri soci sugli sviluppi della situazione e saremo vigili fino alla fine, sapendo di essere nel giusto.
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Sono stato un po’ lungo, mi dispiace, ma sono sicuro che apprezzerete l’impegno e la passione che mettiamo per dare lustro alla nostra Associazione.