ASSEMBLEA DEI SOCI

Grand Hotel Lamezia – Lamezia Terme – Venerdì 30 Novembre 2012 h. 10,30

Relazione del Presidente

Considerazioni generali.
………Omissis
Quanto all’Italia, ci siamo lasciati con l’Assemblea dei soci del 15 Giugno, con la esplicitata sensazione di trovarci al centro del guado; al centro di un processo di profonda ristrutturazione del tradizionale sistema politico con evidenti segnali  precursori del passaggio dalla seconda alla terza Repubblica.
Niente di pericoloso per la democrazia, dicemmo allora e possiamo confermarlo ancora oggi.
Oggi possiamo tentare di aggiungere che poiché la storia degli uomini è come una ruota che gira continuamente, i segnali precursori si manifestano con maggiore evidenza e si consolida l’idea che il sistema democratico italiano, per come si manifesta dal versante dell’offerta politica, non regge all’urto della profonda crisi in atto in Europa, una crisi che non risparmia nemmeno le grandi potenze economiche e finanziarie all’Ovest ed all’Est.
Pare di trovarsi alla vigilia di processi che cambieranno profondamente la storia e che l’Italia, se non recupera con urgenza una stabile direzione di marcia, rischia di essere emarginata dai processi di ristrutturazione in corso, con le gravi conseguenze immaginabili per le nuove generazioni.
Forse la crisi sociale, economica, finanziaria e culturale, la sua profondità e la sua penetrazione-diffusione, non ha mostrato il massimo del suo potere devastante. Se così fosse, tutti, nessuno escluso, saremmo chiamati, oggi, a riflettere su dove stiamo andando nel tentativo di capire cosa possiamo fare per non perdere la speranza. Piove sul bagnato, insomma, e la plastica raffigurazione del pericolo, della sua disumana dimensione, potrebbe essere percepita proprio in questi giorni, da quello che accade all’ILVA di Taranto, nel secondo più grande stabilimento di produzione dell’acciaio in Europa, dove sulla fabbrica, appena chiusa con decreto del Magistrato, che mette sul lastrico oltre 10.000 occupati tra diretto ed indotto, arriva una tromba d’aria che provoca consistenti danni all’impianto, appalesando la trascuratezza della politica e degli uomini,  che ha  generato un drammatico interrogativo: si lavora per vivere o si vive per lavorare e morire di lavoro?
Facciamo attenzione. La crisi è drammatica ed il tempo per recuperarla non sarà breve. Anzi. E nel frattempo i sacrifici non sono finiti, i buchi programmatici rispetto alle profonde mutazioni della vita umana, non sono stati ancora tutti considerati; ne è prova l’allarme evocato da una considerazione del Presidente del Consiglio Mario Monti sulla precarietà, in prospettiva, della sostenibilità economico-finanziaria del nostro Servizio Sanitario Nazionale, una considerazione generata dall’attenta osservazione e dai risvolti che ne conseguono del tempo di vita dell’uomo.
Questo significa che il nostro futuro si segnala come il tempo delle decisioni difficili ma, purtroppo, inevitabili.
L’interrogativo che assilla economisti, sociologi, politologi spazia non più sui singoli Stati, ma include l’intero pianeta. La crisi è globale, dunque, questo è certo, ed allora sono alcuni valori che dovranno prendere il sopravvento su altri, per evitare le catastrofi umane che, di norma, coincidono con i tempi di guerra.
Le scadenze elettorali e non, perciò, non potranno prescindere da questo quadro di riferimento, estremamente complesso e difficile, paragonabile ad una navigazione in un mare sempre più burrascoso.
Non è più tempo di spensieratezze. Occorre tornare ai valori e subito, ad una virtuosa cooperazione dentro le grandi organizzazioni internazionali,  dentro le grandi comunità nazionali, nei territori, nelle piccole comunità; non per tornare indietro, ma per creare le nuove opportunità per vivere in pace, per salvaguardare il sistema democratico e sostenerlo, perché non sia travolto dalle crisi che si manifestano in antichi e nuovi focolai di guerra.
Ribadiamo ancora, perciò, che la politica che ama definirsi ed essere il più generoso servizio di carità verso la comunità ed il prossimo, non può né essere né divenire mai una responsabilità  da affidare a chi non ne è degno, come non pensiamo di poterla affidare a chi utilizza in maniera strumentale la giusta protesta dei cittadini nascente dall’accentuarsi delle difficoltà economiche e sociali, per alimentare l’antipolitica tout court, in un momento di grandissima difficoltà del paese, il più difficile dall’avvento della Repubblica.
Sotto questo profilo, ritorna il bisogno di riaccostarsi al sistema democratico, di non stancarsi mai di andare a votare, perché senza partecipazione responsabile e partecipazione al voto chi muore è proprio la democrazia.
In Europa si é votato in Francia, dove nelle elezioni presidenziali hanno vinto i socialisti – sancendo la fine dell’era Sarkozy. Nel 2013 toccherà all’Italia ed alla Germania.
L’Italia impatterà due scadenze: la fine della legislatura e la fine del settennato del Presidente della Repubblica, due appuntamenti decisivi per la vita del Paese.
Il quadro rappresentato ci avvisa che siamo, quindi, in piena emergenza, e per cercare di superarla abbiamo necessità estrema di ritrovare e percorrere la strada delle virtù, delle buone pratiche di governo a tutti i livelli istituzionali, per superare la pericolosa esposizione a rischio della nostra democrazia, un pericolo evidenziato da quattro grandi emergenze che caratterizzano la vita presente del Paese, minacciandone il futuro.
La prima di queste emergenze riguarda il rapporto dell’Italia con l’Unione Europea. Sebbene sia stato scongiurato per il momento il pericolo di fallimento del Paese e l’Italia abbia riconquistato un ruolo di prestigio all’interno dell’Unione e nel mondo, la crisi economico-finanziaria iniziata nel 2008  manifesta tuttora il suo carattere strutturale e non ha raggiunto il suo apice.
Non si tratta di opinioni ma di una affermazione certificata da due dati: continua a crescere il debito pubblico, che ha superato la soglia dei 2000 miliardi di €uro e non si riduce il rapporto debito/pil, anche perché in Italia il pil non cresce più da più di 10 anni.

Alla lunga, perciò, se questo trend negativo non sarà, seppure gradualmente, invertito, ne subirà le conseguenze negative l’intero Paese, la sua considerazione  in seno all’Unione Europea e nella comunità internazionale, oltre che risultare penalizzata la politica per lo sviluppo, generatrice della crescita e di nuova occupazione.
In questa condizione di oggettiva pesantezza economico-finanziaria sono esplosi una serie di scandali all’interno di alcuni Partiti, sia a livello nazionale che a livello regionale, che  hanno causato la fine anticipata della legislatura in tre delle più grandi Regioni d’Italia: la Sicilia, il Lazio e la Lombardia, teatro di infiltrazioni  mafiose la prima, e di pesante corruzione la seconda e la terza.
Altre Regioni sono in grave emergenza, come la nostra Calabria dove un Comune Reggio Calabria,  è stato sciolto, primo Comune Capoluogo di Provincia ad essere commissariato per contiguità con la ‘ndrangheta e tanti Comuni sono stati sciolti per la stessa ragione o sono in osservazione mirata per lo scioglimento.
Quando accadono queste cose, la sofferenza dei cittadini e della democrazia raggiunge livelli di guardia e l’allarme non può che essere generale. Siamo tutti interpellati da questa condizione di estrema difficoltà, che non può non colpire la coscienza civica di ogni cittadino che abbia a cuore il sistema democratico e la realizzazione del bene comune.
In questo scenario il Governo Monti ha operato nel corso del 2012, tra mille difficoltà,  impegnato sia sul versante della difesa della legalità repubblicana, come su quello della riduzione della spesa pubblica, per conseguire entro il 2013 il pareggio di bilancio contrattato con l’Unione Europea. Non è mancato al Governo, però, il pieno e costante sostegno del Presidente della Repubblica, chiamato anche lui ad un compito di vigilanza che in qualche frangente della vita politica è apparso a taluno inusuale. La mia personale opinione è che l’uomo sul Colle è stato ed è un sicuro garante dentro e fuori dall’Italia della volontà e della determinazione degli italiani di uscire quanto prima possibile dalla pesante crisi economico-finanziaria, dalla spirale della corruzione e dagli scandali, per imboccare la strada delle virtù. I suoi continui e determinati appelli alle forze politiche hanno avuto ed hanno assolto alla funzione attribuita al garante della Repubblica Italiana.
La seconda emergenza è relativa alla profonda crisi del sistema democratico che, scosso dagli scandali verificatisi all’interno di diverse forze politiche, ha fatto registrare forti perdite di consenso da parte dei cittadini, registrate dai sondaggi  e confermate da ultimo dalla clamorosa astensione dal voto della maggioranza dei cittadini siciliani, chiamati a votare di recente per il rinnovo dell’Assemblea Regionale. Queste elezioni hanno anche confermato l’emergere di una protesta nuova, in fase di organizzazione – il Movimento 5 stelle – che la maggior parte degli opinions/leaders, considera una conseguenza diretta del distacco dei cittadini dal sistema democratico, così come risulta rappresentato nel Parlamento italiano.
La terza emergenza ha riguardato l’esplosione di scandali emersi per via delle ruberie verificatesi all’interno di alcuni Partiti, a livello nazionale e regionale,  nella gestione delle risorse pubbliche erogate dallo Stato sotto forma di rimborso delle spese elettorali o come spese di funzionamento dei gruppi consiliari nelle Regioni, che hanno oltremodo amplificato la “querelle” sui “costi della politica”.
Con riferimento a questa emergenza il C.N. non è rimasto a guardare e mosso da sensibilità civica ed istituzionale ne ha più volte discusso e con tre documenti diversi ha operato il tentativo di responsabilizzare le due Conferenze dei Presidenti delle Regioni e dei Presidenti delle Assemblee regionali.
Col primo documento, il 5 maggio 2010 “Documento sui costi della democrazia”, approvato all’unanimità, abbiamo posto la questione con domande specifiche; che testualmente vi partecipo:
a. Come si pone argine alle tre pratiche che più delle altre bruciano sulla vita dei cittadini: assistenzialismo, clientelismo, partitocrazia?
b.   Come avviare una azione di “bonifica integrale” che riconcili l’etica con la politica e spazzi via la corruzione imperante?
c.  Come, specie in tempo di guerra (guerra economico-finanziaria, che si sviluppa e crea disastri, generando crisi sociali di portata sconosciuta e di elevato coefficiente di difficoltà), si operano i tagli necessari nella spesa pubblica ai diversi livelli istituzionali, per ridare fiato al sistema produttivo virtuoso, generatore di lavoro e ricchezza?
d. come si unifica il Paese, a 150 anni dal conseguimento della sua unità  politica?
e. come regolare, secondo il canone della trasparenza e non solo del divieto, la complessa questione del finanziamento del sistema democratico.
Si tratta di risposte che non possono tardare, se non si vuole mettere a rischio la democrazia e con essa il futuro di tutti.

Il documento concludeva con la nostra proposta:
Il Coordinamento nazionale ha deciso, anche a seguito della diffusa consapevolezza della necessità di non essere sopraffatti da decisioni improvvise ed assunte in maniera non sufficientemente ponderata, di ripetere l’indagine già esperita in passato, per conoscere, anzitutto, in maniera dettagliata e puntuale lo “status” dei Deputati/Consiglieri ed ex Consiglieri delle Regioni italiane, per ragionarvi sopra ed assumere, nelle sedi opportune, ogni iniziativa in grado di  produrre interventi condivisi, per ridurre e perequare i trattamenti in vigore oltre che frenarne la dinamica.
Questa azione, ad avviso del Coordinamento, va inquadrata nella più generale problematica di “riduzione dei costi della democrazia”, che, nella sua accezione corretta, include i costi di funzionamento delle istituzioni (compresi quelli riguardanti lo “status” dei Parlamentari ed ex Parlamentari e costi derivanti dallo “status” dei Deputati/Consiglieri ed ex Deputati/ex Consiglieri delle Regioni italiane) ed i costi di funzionamento della “politica”.
Il secondo documento è stato approvato, sempre all’unanimità, nel corso della riunione dell’Assemblea svoltasi il 9 marzo 2011. Esso, così recita:
“prende atto con soddisfazione
dell’incontro avuto col Presidente della Conferenza on. Davide Boni – il giorno 10 febbraio u.s. che ha consentito di intrattenersi nel merito dei problemi oggetto del documento del 5 Maggio 2010 e di insistere sulla richiesta formulata con la lettera del 7 settembre 2010 (nomina da arte della Conferenza, di uno o più Presidenti di Consiglio, cui affidare l’incarico di seguire in maniera sistematica le relazioni con l’Ufficio di Presidenza del nostro Coordinamento nazionale), per l’esame congiunto delle problematiche di comune interesse;

ribadisce e reitera tale richiesta, indispensabile per seguire assieme la evoluzione degli istituti di fine rapporto, vuoi per ragioni strettamente economiche, che per esigenze non rinviabili di coordinamento, razionalizzazione, contenimento e/o riduzione della relativa spesa, salvaguardando i diritti acquisiti. Questo consentirebbe un serio ed alacre lavoro congiunto per omogeneizzare quanto possibile, fermando chi è andato troppo avanti e provando a ricondurre  a ragionevolezza una situazione che, se dovesse esplodere, danneggerebbe gravemente non solo la categoria, ma soprattutto il sistema democratico.”……. omissis …..
“Il CN ritiene, pertanto, che sia indispensabile che la Conferenza emani una direttiva condivisa e da rispettare da parte delle singole Regioni, motivata dall’evidente urgenza di esercitare la necessaria funzione di coordinamento, anche per prevenire possibili, ulteriori, gravi strumentalizzazioni sia interne (iniziative legislative fuori misura) che esterne (scandali, demagogia, populismo),  a tutela degli istituti fondamentali costitutivi dello “status” dei legislatori eletti dai cittadini.”
Nel mese di Gennaio 2012, intanto, gli Uffici di Presidenza della Camera e del Senato, a valle dell’approvazione della Legge 148/2011, sensibili alle pressioni esercitate dalla pubblica opinione, hanno assunto numerose decisioni sulle “questioni relative alle competenze economiche dei parlamentari”. La più importante di esse ha riguardato la trasformazione del calcolo dell’ammontare del vitalizio – a decorrere dal 1° gennaio 2012 – senza nulla innovare per quanto riguarda i vitalizi erogati alla data del 31.12.2011. I nuovi vitalizi saranno calcolati col vecchio sistema retributivo fino al 31.12.2011, mentre dal 01.01.2012 entrerà in funzione il calcolo col sistema contributivo. La risultante dei due calcoli determinerà l’ammontare dell’assegno.

La decisione, dunque, ha inteso rispettare i diritti acquisiti dai percettori di assegno vitalizio in godimento alla data del 31.12.2011.
Dopo l’approvazione della Legge 148/2011 e le decisioni di Camera e Senato, abbiamo convocato l’Ufficio di Presidenza del CN ed il Gruppo di lavoro “problemi dello Status” che ha stilato un documento discusso nel Coordinamento Nazionale convocato a Roma il 12 aprile 2012 .
Il terzo documento, è stato approvato dal C.N. all’unanimità il 12 aprile 2012. Ecco i suo testo:
“Il CN con riferimento alla legislazione varata dal Parlamento, sintetizza così le sue proposte:
1.    considerato e preso atto della decisione di passaggio del vitalizio al sistema contributivo pro-rata, ritiene necessario che siano concordate, in sede di Conferenza, le modalità di attuazione della riforma, in maniera che ciascuna Regione sia posta nella condizione di deliberare speditamente, nel rispetto delle intese concordate;
2.    generalizzare la rivalutazione, a conferma del diritto acquisito del vitalizio in godimento prima dell’entrata in vigore della Legge n. 148/2011, sulla base dell’indice ISTAT;
3.    prevedere e proporre la revisione dell’art. 52, comma 1, lettera b) del T.U.I.R. che ha sancito una peculiare modalità di tassazione degli  assegni vitalizi, al fine di garantire l’inalienabile diritto generale, fondato sul principio che è inammissibile per legge, che il reddito prodotto sia sottoposto due volte a tassazione IRPEF (Art. 67 DPR 600 del 29.09.1973). La proposta del CN è di formulare un emendamento alla norma richiamata, visto che il nuovo sistema rende impraticabile il calcolo in vigore della percentuale di vitalizio da esentare da IRPEF. E’ pertanto necessario determinare per legge, in modo permanente, in misura unica nazionale o in ogni Regione, la quota di esenzione, sulla base di un criterio unico. Ad esempio: l’esenzione media applicata negli ultimi tre anni;
4.    responsabile valutazione della opportunità di ridurre il trattamento del Consigliere (indennità di carica – indennità di funzione), nella misura consentita dal prevedibile risparmio col passaggio al sistema contributivo, con libera facoltà della singola Regione di aumentare la contribuzione del Consigliere, in modo proporzionale, con conseguente aumento della misura della pensione, commisurata, ora alla contribuzione”
.
Il CN, inoltre,  per quanto riguarda le Regioni a Statuto speciale (Val d’Aosta – Trentino Alto Adige – Friuli Venezia Giulia – Sardegna e Sicilia), di diretta emanazione costituzionale, ritiene che la Conferenza, nel rispetto della normativa di indirizzo varata dal Parlamento, debba coordinare le relative specifiche, modalità di attuazione. “
E’ doloroso affermarlo perché noi apparteniamo alla stessa famiglia degli eletti dai cittadini, ma non dobbiamo e non possiamo ritenerci coinvolti in responsabilità che non ci appartengono e che per tempo, casomai, abbiamo provato, segnalandole, a condividerle ma soltanto per porvi rimedio ed evitare pesanti conseguenze, ma non ci hanno dato retta.
Si tratta di una classe politica poco avveduta, che ha azzerato ogni riferimento ideale; lontana, ormai, dai bisogni delle comunità regionali ed interamente prigioniera dell’unico obiettivo perseguito: il consenso a qualsiasi costo, il potere da conseguire anche attraverso la pratica dell’illegalità.

La quarta emergenza che vive il Paese, ahimè, è rappresentata dalla diffusione della presenza della criminalità organizzata – la nostra ‘ndrangheta -, che non è più un fenomeno localizzato soltanto nelle Regioni meridionali, ma che da tempo si è insediata anche in altre Regioni – soprattutto in Lombardia – cioè nelle aree economicamente forti del Paese, dopo avere consolidato i suoi rapporti con la criminalità organizzata presente in Europa ed all’estero.

Queste quattro emergenze che segnalano la virulenza della crisi di carattere finanziario ed economico-sociale che stiamo vivendo, producono la proliferazione di situazioni incredibili di malcostume e di corruzione all’interno delle istituzioni e del mondo politico ed allarmano le coscienze dei cittadini onesti perché si ricorra ai ripari. Anche noi ci sentiamo interpellati dalla sofferenza di chi è in difficoltà e dalla domanda di responsabilità attiva che viene dal Paese. Occorre ripristinare subito rigorosi controlli, legali e sociali ed andare oltre. E’ necessario, allora, che gli Amministratori ad ogni livello istituzionale, recuperino il senso dello Stato e la buona amministrazione e gli uomini politici la dignità morale oltre a quella giudiziaria, per poter fermare il dilagare della corruzione, ritrovando la forza ed il coraggio di volare alto, al di sopra di ogni inconfessabile interesse egoistico o di parte, per riscoprire il bene comune e riportare l’Italia ad essere un paese civile e moderno, degno di stare, rispettato, in ogni consesso internazionale e capace di collaborare e cooperare con gli altri Stati, come vuole la Carta Costituzionale.
In attesa di questo ravvedimento e del conseguente cambio di rotta, si naviga a vista, con la consapevolezza che la partita che il Paese dovrà giocare a breve, nell’arco di appena 6 mesi, è decisiva per costruire un futuro di speranza. Le scadenze che ci aspettano, sono scadenze elettorali e riguardano, coinvolgendole, le più alte cariche dello Stato. Esse sono destinate ad essere influenzate dalle elezioni per il rinnovo delle Assemblee regionali di Lazio, Lombardia e Molise, ma soprattutto dalla capacità e voglia dei Partiti presenti in Parlamento di invertire la rotta, con atti coraggiosi e visibili, determinati a fare pulizia al loro interno, facendo quello che la legge, allo stato, non può fare e ritrovando comportamenti virtuosi, come tali percepibili dalla pubblica opinione, selezionando con rigore e scrupolo la classe politica che deve stare in Parlamento in rappresentanza dei cittadini.
Come cittadini democratici, come italiani e calabresi prima che come soci di questa Associazione, penso che dobbiamo avvertire, per la nostra sensibilità istituzionale, la necessità ed urgenza di svolgere un ruolo attivo all’interno delle forze politiche cui abbiamo aderito per ragioni ideali ed alle quali vorremmo ancora potere aderire, non già per interessi personali o di bottega, ma per poter difendere ed affermare nella vita della nostra Regione, da un lato i valori di democrazia, pace, lavoro, onestà e solidarietà, valori su cui è fondata la Repubblica Italiana, dall’altro i fondamentali diritti della persona e delle categorie meno abbienti, delle famiglie che fanno fatica ad assicurare ai giovani il diritto allo studio, al sistema delle piccole imprese che assicura ancora in questo tempo di grave crisi, preziose nicchie di lavoro onesto, che produce ricchezza, conservando buone pratiche di vita. Questa partecipazione responsabile alla vita politica, in particolare da parte dei giovani, è indispensabile e resta, in questo tempo di evidente crisi del sistema democratico, una possente leva da attivare per promuovere la riscoperta dei valori ideali indispensabile per rafforzare il sistema democratico.
E’ vero che i Partiti in Italia, dai primi anni 90 hanno cambiato pelle, come è vero che la distanza del loro modo di essere e di agire nel rapporto con i cittadini è progressivamente cresciuta, evidenziando un distacco netto dai problemi reali della condizione umana, dalle comunità, dalle famiglie e dalle imprese, in breve dalla società italiana; ma fino a quando non sarà possibile sostituirli con altre forme democratiche di rappresentanza, continueranno ad essere il canale previsto dalla Costituzione per organizzare la partecipazione dei cittadini alla vita democratica, come avviene anche in tutte le grandi democrazie occidentali.
Questa partecipazione attiva e responsabile alla vita politica, assieme alla fondamentale e consequenziale partecipazione al voto, danno sostanza alla democrazia ed affidano ai cittadini-elettori un reale potere di controllo dell’attività istituzionale. Non sfugge a nessuno, infatti, che una delle principali ragioni all’origine della corruzione dilagante è costituita dalla abolizione di ogni controllo, sia quello preventivo sugli atti amministrativi, un tempo previsto per legge ed abolito per esigenze, si disse allora, di efficienza e maggiore celerità delle decisioni riguardanti la vita delle istituzioni, sia quello sociale, quello, cioè esercitato  da parte dei cittadini in forma associata, che vigilano sulla pubblica amministrazione e sull’utilizzo della spesa pubblica. Senza controlli dilagano l’illegalità, la corruzione e la delinquenza.
Come usiamo fare nei nostri incontri, tuttavia, è necessario riflettere un momento su quello che possiamo fare noi.
Non credo di sbagliarmi se partendo da una convinzione personale sento il bisogno di prospettarvi un’idea che ho offerto anche alla considerazione del Coordinamento Nazionale delle nostre Associazioni nella riunione svoltasi a Roma  il 15 novembre.
Più volte discutendo del ruolo delle ns. Associazioni, abbiamo sostenuto la necessità di non limitare la loro funzione alla difesa dei diritti acquisiti, che, peraltro, l’ordinamento fin qui ha saputo e voluto tutelare, per la generalità dei cittadini, non solo per noi. Possiamo provare, se lo vogliamo, a mettere in campo una azione di sensibilizzazione rivolta esclusivamente ai giovani di ambo i sessi, per invogliarli e motivarli alla partecipazione responsabile alla vita politica; se i giovani se ne allontanano, viene sconfitta la democrazia, il rischio-paese è destinato a crescere ed il loro futuro ad essere ancora più problematico.
Questo non significa sollecitare simpatie, men che meno adesioni, verso questo o quel Partito, ma sperimentare iniziative di formazione e conoscenza riservate ai giovani che frequentano le Scuole Superiori, per stimolare la  crescita della cultura istituzionale.
I contenuti dell’azione formativa potrebbero riguardare:
•    la conoscenza della Costituzione;
•    come e perché praticare concretamente, tutti i giorni, la legalità repubblicana;
•    la conoscenza e la diffusione dell’ideale europeo, rivolto alla costruzione dell’Unione europea, memori che l’Italia è stata uno dei 6 Paesi fondatori del primo nucleo dell’Europa: la Comunità Europea del carbone e dell’acciaio ed il MEC – Mercato Comune Europeo.
Quanto al finanziamento di queste attività potremmo proporre al Consiglio regionale una forma di co-finanziamento, dandoci da fare a coprire la quota a nostro carico con l’intervento di capitale privato.
Discutiamone, perché è dalla volontà comune, dalla condivisione delle possibili iniziative, che trae linfa la volontà di realizzare nuova progettualità e di aiutare la
nostra terra a sollevare la testa ed a preparare per i nostri giovani un futuro di speranza.
Sempre in materia di nostra responsabilità, non abbiamo dimenticato che, per quanto ci è possibile, dobbiamo continuare a vigilare sulle questioni che riguardano i nostri soci, un dovere statutario.

A questo fine, dopo il varo della legge 148/2011, che ha sancito, fatti salvi i diritti acquisiti, il passaggio, dal 1° gennaio 2012, al sistema contributivo pro-rata dell’assegno vitalizio per i parlamentari, abbiamo approvato nella riunione del 12 aprile 2012 del nostro CN, la risoluzione che prima ho ricordato.

Da essa discendono i nostri doveri. Abbiamo prestato attenzione e dobbiamo continuare a farlo, ai tre problemi  che abbiamo sintetizzato:
a.    la revisione dell’art. 52, comma 1, lettera b) del T.U.I.R – che fissa le modalità di calcolo della percentuale dell’assegno vitalizio non soggetta a tassazione IRPEF;
b.    le modalità di calcolo del vitalizio col nuovo sistema “contributivo  pro-rata” per rendere un servizio ai Consiglieri in carica;
c.    la rivalutazione annuale dell’assegno vitalizio in base all’indice ISTAT, onde evitare possibili brutte sorprese, che potrebbero derivare dalla permanenza del collegamento dell’assegno alla misura della indennità parlamentare.
Sappiamo anche che il Governo, successivamente alla approvazione della Legge 148/2011, sotto l’incalzare degli scandali, in particolare nel Lazio, di fronte all’inerzia delle Regioni, ha varato un Decreto legge – recante il n.174 del 10 Ottobre 2012 – col quale all’art. 2 ha affrontato i problemi riguardanti la “Riduzione dei costi della politica”, con novità di rilievo. Il Decreto è in discussione al Parlamento per la sua conversione in legge.
Ci siamo dati da fare e, utilizzando la preziosa collaborazione dell’Associazione ex Parlamentari e della nostra Associazione del Lazio, nella persona del suo Presidente, il collega Bernardi, abbiamo chiesto e siamo stati ricevuti sia dall’Ufficio dei Questori della Camera dei Deputati che da due Senatori della Repubblica esperti di problemi riguardanti lo “status” dei parlamentari. Abbiamo avuto qualche contatto anche con il Dirigente del Servizio trattamento economico dei parlamentari della Camera, per avere notizie sul calcolo del vitalizio col sistema contributivo.                            Abbiamo elaborato ed illustrato ai nostri interlocutori un appunto per richiamare la loro attenzione sul problema fiscale che riguarda l’art. 52, comma 1, lettera b) del T.U.I.R. trovando piena condivisione.
Lavorando su questi contatti abbiamo ottenuto qualche risultato che merita considerazione.
E’ notizia di alcuni giorni fa che al Senato, in sede di esame del progetto di legge che riguarda gli Enti territoriali, erano stati presentati due emendamenti per modificare l’art. 52 del TUIR, nel senso da noi proposto, uno che riguarda gli ex parlamentari, l’altro che riguarda, invece, gli ex Consiglieri regionali. Ma proprio ieri sono stato informato che il Governo ha posto la fiducia sul testo di legge, dunque, gli emendamenti presentati, come ben sa chi ha pratica dei lavori parlamentari, sono destinati alla decadenza. Siamo in continuo contatto e seguiamo i lavori parlamentari per tentare di difendere il diritto sancito dall’art. 67 del DPR n. 600 del 29.09.1973. Ribadisco che non si tratta di difesa di un privilegio ma di rispetto di un principio basilare sulla tassazione dei redditi che sancisce che l’IRPEF non può essere pagata due volte sullo stesso cespite. E’ vero che al momento non si corre alcun pericolo. Ma più avanti, al verificarsi di alcune condizioni, gli ex parlamentari e gli ex Consiglieri, se non verranno approvati gli emendamenti proposti, pagheranno l’IRPEF due volte sullo stesso reddito: la prima volta quando viene tassata l’indennità di carica, la seconda quando viene tassato per intero il vitalizio.
L’emendamento presentato tende a salvaguardare la detassazione di una percentuale (variabile tra il 15 e 25%) dell’assegno vitalizio, come avviene da sempre per il principio stabilito, appunto, dall’art. 67 del DPR 600/1973, definendola una volta e per sempre, nella misura del 15% per i percettori di vitalizio parlamentare alla data del 31.12.2011 e del 20% per i percettori di vitalizio regionale.
In cartella troverete anche alcuni documenti che danno idea di cosa si sta discutendo in Parlamento per ridurre i costi della politica.  Si tratta di problemi che riguardano direttamente i Consiglieri regionali in carica e che dovranno essere presi in considerazione dai singoli Consigli regionali, al fine di adottare i provvedimenti dovuti per ridurre i costi della politica.
Per quanto riguarda la rivalutazione annuale degli assegni vitalizi in godimento, devo comunicare che nel corso della discussione della legge di stabilità, su proposta dell’on. Casini, la Camera ha approvato il blocco anche per il 2014 della rivalorizzazione automatica degli assegni “di coloro che hanno ricoperto o ricoprono cariche elettive regionali o nazionali” (il blocco, come sapete, è operante già dal 1° gennaio del 2009 con scadenza alla fine del 2013).
Informo ancora che le Conferenze dei Presidenti di Regione e delle Assemblee regionali, riunite congiuntamente in data 30 Ottobre u.s. dopo l’approvazione del D.L. 174/2012 da parte del Consiglio dei Ministri. Anche questo documento è inserito in cartella vviandomi alla conclusione, devo dare comunicazione sui restanti punti all’odg.
Programma sociale anno 2013 – Bilancio di previsione anno 2013 – Rinnovo delle cariche – Iniziativa di carattere Nazionale – Conference call.

Programma sociale 2013.
Come ricorderete, con lettera del 23 Ottobre 2012 vi avevamo comunicato la programmazione di tre Seminari, due dei quali si sarebbero  dovuti svolgere entro la fine di Dicembre 2012.
Ricordiamo l’intero programma:
1)    Seminario sul  tema: Il futuro delle politiche di coesione territoriale e sociale. Risorse nazionali e comunitarie: fattori e settori produttivi da sviluppare in Calabria.
Coordinerà il Gruppo di lavoro il collega Ernesto Funaro (335.7321790)

2)    Seminario sul tema: Valorizzazione, organizzazione e difesa del territorio calabrese.
Coordinerà il Gruppo di lavoro il collega Battista Iacino (338.6285589).

3)    Seminario sul tema: Istruzione – Alta Formazione – Cultura e Beni Culturali.
Coordinerà il Gruppo di lavoro il collega Costantino Fittante (335.7321778)

Per cause non dipendenti dalla nostra volontà, non abbiamo potuto realizzarli.
Quel programma, tuttavia, nella sua interezza, viene proposto per il  1° semestre 2013 e concluderà l’attività sociale della nostra legislatura che, scadrà il 12 giugno del 2013. Per quella data, infatti, è prevista la convocazione dell’Assemblea  per il rinnovo delle cariche sociali.

Nella seconda parte del 2013, l’Ufficio di Presidenza ha messo in programma alcune iniziative:

  • una Conferenza sul Mediterraneo, da realizzare assieme all’Associazione ex Parlamentari;
  • la famosa Conferenza sui Parchi della Calabria, che malgrado la nostra buona volontà, non siamo riusciti a realizzare per inerzia dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte che, più volte invitato, ha lasciato cadere la proposta;
  • una nuova iniziativa di partecipazione della ns. Associazione al Programma comunitario “L’Europa per i cittadini”.

Quanto al bilancio di previsione per l’anno 2013, nella cartella troverete la proposta fatta dall’Ufficio di Presidenza, che potrete discutere ed approvare o proporre modifiche.
Teniamo presente, inoltre, che nella riunione del 15.11.u.s. il Coordinamento Nazionale ha approvato la realizzazione nel 2013 di una iniziativa a carattere nazionale, per realizzare la quale, eventualmente, potremo candidarci come Calabria.
Ultima proposta di lavoro viene da una determinazione del Coordinamento Nazionale. Si tratta di progettare la possibilità di svolgere delle Conference call con costo a carico del Coordinamento Nazionale. Su questa nuova modalità di lavoro
ci intratterremo in termini decisionali nella prima Assemblea dei soci dell’anno 2013.
Ho finito, vi ringrazio per l’attenzione e prego il Presidente dell’Assemblea, se non ci sono controindicazioni, di aprire il dibattito.

Stefano A. Priolo

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