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editoriale.gif Anche l’estate 2008 sta per lasciare il posto alle stagioni successive. Lo lascia dopo aver fatto registrare nel Mondo, in Europa, in Italia, in Calabria, storie ed eventi significativi.
NEL MONDO. Tre eventi hanno tenuto la scena: la crisi economica e finanziaria che ha investito l’intero pianeta con rischi seri di coinvolgimento dell’intero sistema; le Olimpiadi 2008; le “Convention USA” che hanno designato i candidati alla Presidenza della più grande, forte e ricca democrazia occidentale e, dunque, un fatto destinato a pesare negli equilibri delle organizzazioni internazionali e dei rapporti tra gli Stati del pianeta.

A Luglio del 2007 la crisi sui mutui sub-prime aveva dato la scossa ed anticipato quello che si temeva: una crisi economica e finanziaria, con la chiusura del ciclo della crescita senza limiti. Puntuali agosto e settembre 2008 hanno fatto esplodere la crisi, fino a configurare un possibile collasso del sistema, con le borse mondiali che hanno conosciuto momenti di panic-selling. Ore febbrili di consultazioni dopo salvataggi o fallimenti, o annunci shock di colossi della finanza americana hanno fatto temere ai risparmiatori ed agli operatori finanziari dall’Est all’Ovest “la fine del sogno” ed il tracollo finanziario dell’intero sistema, come nel 1929. Per fortuna, il sistema finanziario del III° millennio ha, tuttavia, strumenti di intervento adeguati anche per fare fronte a catastrofi naturali o economiche di grandissima portata. Il sistema delle Banche centrali d’America, d’Europa e dell’Est Asiatico, ha dimostrato, mediante una stretta collaborazione, di potere e sapere fare fronte ad eventi eccezionali e ricreare nel sistema la necessaria serenità e fiducia per riprendere il cammino virtuoso della salvaguardia del risparmio e della produzione della ricchezza necessaria per riaccendere lo sviluppo economico. Le decisioni del Governo degli Stati Uniti, frutto di una concertazione interna (Presidente – Ministro del Tesoro – Federal Reserve) ed internazionale (sistema delle Banche centrali) hanno, per il momento scongiurato una crisi di sistema, anche se resta tutta in piedi la problematica relativa allo sviluppo economico.
L’economia americana si è fermata, l’Europa è avviata verso la crescita zero (l’Italia, purtroppo, già quest’anno andrà sotto lo zero, secondo le stime di Confindustria).
La crisi finanziaria pare domata ma le problematiche dello sviluppo vanno affrontate, anche esse, alle radici, se si vogliono prendere in seria considerazione e trovare le giuste ed equilibrate soluzioni su scala terrestre ai bisogni ed alle manifeste aspirazioni dell’uomo, con particolare riferimento alla questione demografica ed alla condizione ecologica del pianeta terra.
Studiosi, economisti e le grandi firme dell’alta Finanza mondiale discettano di ipotesi di crisi del sistema, la più grave dell’ultimo secolo (compresa quella tragica del 1929) e qualcuno avanza l’ipotesi che si è aperta una fase nuova nella storia dell’umanità, una fase “post-americana”, nella quale il governo della terra non sarà più né mono né bilaterale, ma semplicemente multilaterale e, forse, tante regole vanno cambiate e diverse Organizzazioni{mospagebreak}
Internazionali vanno riconsiderate, precisando meglio la loro “mission” e la loro composizione, con l’obiettivo di “includere”, in nome della pace e non “escludere” per non ingenerare “venti di guerra”.
Il mondo intero è stato interessato dalle Olimpiadi di Pechino, per oltre 15 giorni al centro della scena mondiale e delle attenzioni sportive, sociali e politiche. Olimpia, in tutta la sua storia, è stata considerata la festa dello sport per eccellenza e solo le guerre, quelle mondiali, sono riuscite a sospenderne il corso. Se questo è vero, appare evidente che Olimpia è sinonimo di pace, di fratellanza, di sana competizione; una vetrina efficace delle virtù e dei migliori sentimenti dell’uomo. Nei commenti post evento ne è emerso uno, molto eloquente, pronunciato dal Presidente del CIO Jacques Rogge: “attraverso i Giochi il Mondo ha imparato qualcosa sulla Cina e laCina ha imparato qualcosa sul Mondo”.
Sotto l’aspetto sportivo ed organizzativo le Olimpiadi sono state un sicuro successo ed una nuova dimostrazione di efficienza del più grande Stato del Continente asiatico, il regime dittatoriale più potente e più vasto al mondo.
Prima del grande evento, tante discussioni hanno animato la pubblica opinione mondiale, ed hanno riguardato il se e come partecipare alle Olimpiadi, per via del permanere in Cina della violazione dei diritti umani, (chi non ricorda la brutale repressione della protesta giovanile di Piazza Tien An Men del 1989 e l’esilio cui è stato ed è costretto il Dalai Lama).
La saggezza ha portato a concludere che occorreva partecipare alla festa dello Sport nel nome di Olimpia ed essere presenti alla cerimonia inaugurale, perché lo sport da sempre è stato veicolo di pace e pratica rivolta a crearne i presupposti, anche in circostanze nelle quali tutto sembrava far temere il peggio..
Spente le sfolgoranti luci dello stadio olimpico, in un finale voluto e creato per dare evidenza al “protagonismo delle moltitudini”, è rimasto quel che prima era stato posto in evidenza: la Cina ha fatto tanta strada sul piano dello sviluppo economico e finanziario, e le immagini offerte all’attenzione dei telespettatori terrestri hanno testimoniato il cammino fatto dalla tecnologia, dalla ricerca, dal processo di modernizzazione delle strutture nelle grandi Città, ma il cammino dei diritti umani e, dunque, della civiltà e della democrazia, non ha seguito di pari passo quello della evoluzione tecnologica ed organizzativa.
Se è vero, dunque, che dopo le Olimpiadi Mondo e Cina hanno migliorato la reciproca conoscenza, il problema dei diritti umani in Cina deve compiere ancora tanta strada ed è auspicabile che il Mondo e la Cina non lo dimentichino, nell’interesse del pianeta. Lo suggerisce il buon senso, ed è auspicabile che tutte le Organizzazioni Internazionali cui è affidata la sorte della Terra, non lo dimentichino e lavorino con tenacia al raggiungimento della pace ed allo sviluppo dei diritti umani in ogni suo angolo. Per la pace, i diritti umani, il rispetto della dignità dell’uomo, tutti possiamo e dobbiamo fare qualcosa, ciascuno alla dimensione territoriale che gli compete, perché questa responsabilità è connaturata a ciascun uomo che calpesta il nostro pianeta.
Ancora nel mondo, la scena è stata ed è tuttora puntata sulle prossime elezioni politiche generali per stabilire chi dei due concorrenti (Barak Obama o John McCain) sarà eletto per governare gli USA.
Le “convention” per la scelta dei due candidati hanno messo a fuoco le diverse posizioni dei due schieramenti – i democratici ed i repubblicani – che si daranno battaglia per la vittoria finale. Gli ultimi sondaggi evidenziano una situazione di equilibrio, come equilibrati sembrano i due ticket che concorrono alla Presidenza ed alla Vice Presidenza.
E’ emersa e si propone al giudizio dell’elettorato da un lato la candidatura di Barak Obama – giovane senatore dell’Illinois, primo candidato afro-americano alla Presidenza degli USA, in coppia con l’esperto senatore dello Stato del Delaware, Joe Biden, abile e profondo conoscitore della politica estera americana e dall’altra quella di John McCain, senatore dell’Arizona e veterano di guerra (una tradizione presente tra i Presidenti degli USA), in coppia con la giovane e rampante Governatrice dello Stato dell’Alaska – Sarah Palin). I “democratici” rinnovano all’elettorato la proposta del “sogno americano” (riecheggiata alla “convention” negli interventi di Ted Kennedy, Hillary e Bill Clinton e Al Gore); i “repubblicani”, che avvertono la preoccupazione di far dimenticare gli otto anni del Governo Bush (la tragedia delle “Due Torri” ad opera del terrorismo di matrice islamica e le due guerre in Afghanistan e Iraq), offrono ai cittadini d’America una proposta disegnata dallo slogan “il cambiamento sta arrivando”.
Novembre ci dirà a chi spetterà l’arduo compito di guidare gli USA nei prossimi quattro anni.
IN EUROPA.
La guerra in Georgia: sì, la guerra; perché come un fulmine a ciel sereno, sono tornati in campo cacciabombardieri e carri armati ed in pochi giorni centinaia, migliaia di uomini hanno perso la vita. Era un poco che stavamo in pace, in Europa, dopo la sventurata parentesi che ha interessato i Balcani. E’ arrivata improvvisa, l’8 agosto la guerra (giorno di apertura dei Giochi Olimpici di Pechino), anche stavolta imprevista non imprevedibile, dopo che la Georgia ha represso con la forza le intenzioni scissioniste della Ossezia del Sud e dell’Abkhazia, due Regioni filorusse. La Russia ha bombardato la capitale georgiana Tbilisi e solo dopo pesanti interventi dell’America e dell’Unione Europea è stata sottoscritta una tregua che col passare dei giorni si è rivelata sempre più precaria. Le relazioni tra Russia e NATO si sono maledettamente complicate e la Russia ha riconosciuto come nuovi Stati sovrani l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia. La reazione dell’Occidente è stata immediata e la NATO ha chiesto alla Russia di recedere dalla sua decisione. L’intera diplomazia internazionale è in stato di allarme, la stessa Cina ha condannato la decisione di Mosca, ma, finalmente, si tratta e, dunque, per fortuna, la parola torna alla diplomazia e cacciabombardieri e carri armati, tornano alle basi di partenza.
L’intesa raggiunta tra Unione Europea e Russia ha scongiurato il pericolo di un ritornoalla guerra fredda Est/Ovest, ma vigilare sulla pace resta un dovere per tutti.{mospagebreak}
IN ITALIA.
Tre argomenti hanno più degli altri segnato l’estate 2008: le problematiche riguardanti la Scuola, la introduzione del federalismo fiscale, la visita di Ingrid Betancourt a S.S. Benedetto XVI.La Scuola. Una ricerca dell’OCSE (Indagine OCSE-PISA, condotta su un totale di 57 Paesi; 30 facenti parte dell’OCSE, 27 Paesi partners), sull’insegnamento della matematica nelle Scuole medie (rendimento scolastico degli studenti quindicenni), i cui risultati sono stati resi noti nel Dicembre 2007, ha messo in evidenza l’esistenza di un consistente deficit strutturale nel sistema scolastico italiano, che occupa, quanto a rendimento, il 36° posto nella graduatoria (quello calabrese, manco a dirlo è agli ultimi posti in Italia).
Per un Paese che fa parte del G-8, che aspira a divenire la 5^ potenza industriale nel mondo, questo risultato rappresenta un campanello di allarme.
Da qui la urgenza di individuare opportuni ed urgenti rimedi che investono l’intera impalcatura scolastica.
Il Governo ha pensato bene di mettere mano ad una ulteriore riforma dell’insegnamento con la introduzione per Decreto di alcune novità che, se non andiamo errati, con l’insegnamento della matematica nelle scuole medie, non hanno nulla a che vedere.
L’insegnamento della matematica necessita di interventi mirati ed appropriati, è vero, ma occorre star bene attenti, perché di riforme si può anche morire, specie se si pensa che ogni Governo può fare la riforma che più gli aggrada.
Il Federalismo fiscale. Materia incandescente di cui anche la nostra Associazione si è occupata con la organizzazione di una Tavola rotonda svoltasi a Copanello nel 2003, avente come tema: Devolution: verso un Paese diviso? Il Ministro per le Riforme, il leghista Umberto Bossi, quest’estate l’ha proprio presa di petto e, più o meno, ha tuonato così: entro dicembre occorre votare la legge in Parlamento o la Lega potrebbe anche uscire dal Governo. E, detto fatto, come Ministro per le riforme, ha predisposto un disegno di legge da portare in Consiglio dei Ministri, sul quale è stato aperto un confronto anche con le Regioni Meridionali.{mospagebreak}
E’ materia incandescente, abbiamo scritto, forse esplosiva. Ma proprio per questo, materia su cui occorre tenere le antenne alzate, per capire bene cosa si vuole fare. La banda di oscillazione è larga perché si può fare una buona legge ma si può anche forzare la mano ed attentare alla Costituzione. Il Coordinamento Nazionale delle Associazioni di ex Consiglieri d’Italia pensa di doversene occupare, di concerto ed in collegamento con la Conferenza dei Presidenti delle Regioni Italiane ed ha programmato un incontro a Roma per capire cosa succede.
La visita di Ingrid Betancourt a S.S. Benedetto XVI. E’ un evento perché la storia di questa donna, una eroina, è la storia di una testimone di questo tempo, che ha rischiato la morte perché in maniera testarda e coraggiosa si è posta ed ha voluto perseguire l’obiettivo di liberare la sua Patria di adozione – la Colombia – dal regime dittatoriale. La sua storia ha dell’inverosimile. Per combattere il dittatore ha pensato di impegnarsi in politica e, eletta senatrice, promosse campagne di contrasto alla corruzione ed al narcotraffico, manifestando il proposito di candidarsi alla Presidenza della Repubblica. Ma la resistenza armata al Dittatore, in quel Paese, ha pensato bene di sequestrarla ed imprigionarla nella foresta, mettendo a repentaglio la sua vita. Prima del sequestro, preoccupata per le continue minacce cui è stata fatta oggetto, scrisse un libro che ha fatto il giro del mondo, tradotto in tante lingue: “Forse mi uccideranno domani”. Il sequestro è durato sei anni ed ha messo a dura prova ogni sua resistenza, fino a farle perdere la speranza di poter sopravvivere ad esso. Ingrid e la sua foto, prigioniera delle FARC (i guerriglieri colombiani che si battono con le armi per la liberazione dalla dittatura instaurata in Colombia dal Presidente Alvaro Uribe) hanno fatto il giro del mondo ed in Francia, la sua Patria di origine, ma anche in Europa, numerose iniziative ne avevano patrocinato la liberazione, che i governi di Francia e USA hanno pressantemente richiesto. Ho avuto modo di conoscere questa storia e questo personaggio, che mi hanno commosso, al mio paese, Santo Stefano in Aspromonte, l’8 marzo del 2008 (Festa della donna), quando l’Associazione Culturale “18 settembre 2003” ha presentato il libro scritto da Ingrid Betancourt “Forse mi uccideranno domani” e ricordo con quanta attenzione e trepidazione l’uditorio ha ascoltato la storia di questa donna-coraggio, che ha lasciato traccia indelebile del suo amore per la libertà.
Le FARC, che pure l’avevano imprigionata, però, non la uccisero, si limitarono a tenerla prigioniera fino a quando l’esercito colombiano, sollecitato e pressato dall’insistente azione diplomatica degli USA e della Francia, non è riuscito a liberarla, assieme a tre soldati americani ed 11 militari colombiani, anche essi prigionieri (2 luglio 2008).
Tra i primi propositi manifestati subito dopo la liberazione, Ingrid aveva ringraziato “Dio e la Vergine … ed i soldati colombiani” e più tardi aveva manifestato il desiderio di incontrare il Papa.
Il 1° settembre Ingrid Betancourt ha realizzato il suo desiderio poiché, in forma privata, è stata ricevuta in Vaticano da S.S. Benedetto XVI.
Ma c’è un altro proposito che attende di essere realizzato. Interrogata da un giornalista dopo la liberazione, Ingrid Betancourt ha confermato il desiderio di volersi candidare a Presidente della Repubblica della Colombia: “aspiro ancora ad essere eletta Presidente della Colombia”. Cosa dire? una eroina ed una testimone dell’amore per la libertà, ma anche una donna-simbolo del nostro tempo, coraggiosa e testarda.
IN CALABRIA.
L’estate ci ha lasciato in consegna i “minacciosi messaggi” a Loiero e Spaziante, e l’emergenza rifiuti (che c’é anche se ancora non si vede…). I primi sono la ripetizione di fatti dejà vue: gravi, gravissimi, che connotano l’amara realtà in cui pericolosamente viviamo, di fronte a cui le manifestazioni di solidarietà rischiano di essere rituali. Per parte nostra preferiamo dire alla politica, in particolare a quella affidata alla responsabilità delle Istituzioni elettive, “se la situazione è così grave, la risposta non può essere l’avventura, ma soltanto la capacità di mostrare le virtù che pure sono presenti in tanta parte del popolo calabrese”.
Sull’emergenza rifiuti, rimandiamo i nostri cortesi lettori al prossimo numero dell’Agenzia.

 

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