Questa ricorrenza sovrasta, per la sua dimensione e complessità, qualsiasi altra, condizionando i programmi istituzionali e sociali,ma anche quelli dei “piccoli mondi vitali” che compongono il nostro Stato. Le celebrazioni sono state inaugurate dal Capo dello Stato, che in un particolare, delicato e preoccupato momento della vita nazionale, ha auspicato che gli italiani, tutti gli italiani, trovino il modo di agire nell’interesse nazionale perseguendo il bene comune e dedichino alla ricorrenza l’attenzione e le riflessioni che essa merita, anche per il rilievo che essa, indubbiamente, riveste nella vita nazionale.
Anche noi vedremo di onorarla questa ricorrenza per come merita,consapevoli di essere afflitti, come la maggioranza dei cittadini italiani, da rilevanti preoccupazioni ed angosce, per il perdurare della crisi profonda che attraversa il nostro Paese, per le pericolose fibrillazioni del sistema democratico, per l’inquietudine
che registriamo tra le nuove generazioni per l’incertezza e problematicità del loro futuro.
Ne abbiamo parlato col Presidente del Consiglio Regionale nell’incontro avuto a fine anno, ne parleremo in questi giorni col Presidente dell’Associazione ex Parlamentari della Repubblica, l’On. Gerardo Bianco, ne parleremo quanto
prima (la riunione è stata convocata per il 31 gennaio) nell’Ufficio di Presidenza in Calabria e nell’Ufficio di Presidenza del Coordinamento Nazionale, convocato a Roma per il 9 Febbraio prossimo.

Guardando avanti, con l’occhio rivolto ai nostri Programmi per il 2011, il primo appuntamento è costituito dalla celebrazione del “Giorno della Memoria”, la ricorrenza voluta da una legge dello Stato (la n. 211/2000), che all’art. 1, testualmente recita: «La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.»

L’Assemblea dei soci del novembre scorso ha definito i programmi sociali per il 2011. (Ricerca sul sistema universitario calabrese, Gruppi di lavoro su “Difesa del suolo” e “Scuola in Calabria”, Seminario Parco Nazionale d’Aspromonte). La nostra attenzione, tuttavia, non è interamente catturata soltanto dalle nostre attività sociali. Anche noi, come tutti i cittadini calabresi, seguiamo e prendiamo parte al confronto politico-sociale, sulle grandi preoccupazioni che segnano la realtà calabrese di oggi e di ogni tempo.E non possiamo, dunque, non manifestare la nostra viva preoccupazione ed apprensione per la condizione in cui versa la nostra Regione.Ce ne dà lo spunto un indicatore economico- sociale che riportiamo a pag. 2 di questo numero di OC. Si tratta di un indicatore costruito in Emilia-Romagna per tutte le Regioni Italiane, per fotografare l’andamento dell’economia a scala regionale.La curva che disegna l’andamento dell’indicatore, per quanto riguarda la nostra Calabria, già a prima vista, ci dice che siamo ancora dentro la fase di crisi e per giunta in maniera stagnante. Il dato che più preoccupa, all’interno di questi risultati relativi al 3° trimestre 2010 è quello relativo al lavoro; cala la occupazione complessiva e cresce la disoccupazione giovanile: insomma,l’economia regionale è ferma, il presente è precario, il futuro a rischio. In questa condizione, dire che la classe dirigente calabrese, quella politica in particolare ed in primis, deve darsi una mossa, ci sembra proprio rituale e pleonastico. Occorre ed è urgentissimo, fare di più e meglio con i fatti, con le scelte che urgono e che non possono subire ulteriori rinvii.Ce n’è per tutti e tutti è bene che si rimbocchino le maniche, lasciando da parte, se possibile, le inutili ed improduttive critiche sul passato (si fa fatica a trovare innocenti!), per dedicarsi “anema e core”al presente (la organizzazione di un sistema sanitario efficiente ed efficace nella cura delle patologie umane, un ambiente accogliente e valorizzato nelle sue componenti naturali, artistiche, storiche e culturali, un piano per il lavoro non più rinviabile) ed al presente-futuro che si chiama ancora lavoro, avendo due strade prioritarie, che appaiono a tutti obbligate e previe,rispetto al tempo dello sviluppo e della crescita: a) la lotta senza quartiere alla ‘ndrangheta ed all’area grigia che la favorisce, tra le cause prime della condizione di estrema difficoltà della nostra terra;b) la lotta senza quartiere all’inefficienza amministrativa ed agli sprechi, ancora largamente presenti nell’utilizzo delle risorse pubbliche, di qualsiasi provenienza.Senza scelte coerenti, conseguenti ed urgenti, di questo tipo, non sarà possibile guardare in faccia le nuove generazioni che chiedono di conoscere il futuro che li aspetta; se quello di vivere e crescere nella loro terra o quello di continuare ad emigrare per costruire la loro vita futura; se quello di permanere in una condizione dove l’unica speranza è il precariato o quello di approdare ad un lavoro dignitoso e sufficiente a metter su famiglia per poter guardare con serenità all’avvenire.

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